Ciao, sono sempre kekkoz. Questa settimana per la gioia di quelli che 10 anni fa già spulciavano i blog di cinema, Friday Prejudice torna a calcare la linea nostalgica dei bei tempi andati signora mia.
Questa settimana infatti i pregiudizi sono firmati da Andrea B., un marcantonio dall’aspetto minaccioso ma dal cuore d’oro che, tra le altre cose, è stato uno dei dei primi (e dei migliori) cineblogger italiani: era l’autore di un blog nato nel 2004 intitolato Al cinema non si mangia che purtroppo non esiste più e quindi vi attaccate, ma (per dire) era nato più o meno insieme al mio, peraltro a pochi metri di distanza.
Se volete conoscerlo meglio potete twittarlo, ma comunque scrive pochissimo perché è pigro e a differenza di voi ha anche una vita vera. Dite ciao ad Andrea. Ciao, Andrea.
THE AMAZING SPIDER-MAN 2
Lo Spiderman indiescemo di Marc Webb ci riprova, dopo un primo capitolo vietato ai maggiori di 16 anni. Stavolta l’uomo ragno con lo skateboard se la deve vedere con una secchiata di villain, la qual cosa forse in parte giustifica la durata monstre di 142 minuti.
Leggendo in giro pare che le cose siano andate decisamente meglio del primo film, dove la commedia romantica si mangiava tutto il resto, rendendo lo svecchiamento del personaggio un’operazione piuttosto incomprensibile, soprattutto per chi come me si addormenta ogni sera stringendo una foto di Sam Raimi.
Che si sia trovata una convincente terza via, tra la Marvel – spacchiamo tutto ma se famo du risate – e la DC – fate i seri ché ci sta guardando Nolan?
No, secondo me no.
Ma magari stavolta ci si diverte un po’ di più, se non altro perché la parte action sembra essere più sostanziosa.
E poi c’è Dan DeHaan, uno dei giovani attori più promettenti in circolazione. Io punto tutto su di lui e sul suo Green Goblin.
NYMPHOMANIAC VOL. 2
Un altro secondo capitolo, ma stavolta non ci sono i supereroi e sono tutti nudi.
Ho trovato il primo volume di Nymphomaniac abbastanza ributtante. Von Trier ha confezionato una paraboletta morale pedante e didascalica. Qua e là c’è qualche bel momento, ma viene tutto sprecato da una sceneggiatura che fa del metaforone esplicito l’unico collante tra una chiavata con le luci di taglio e l’altra.
Come chiunque abbia una connessione internet amore per il bel cinema europeo, ho già visto il secondo volume, nella sincera speranza di assistere ad un guizzo, uno scarto di lato, un qualcosa che giustificasse l’esistenza di un dittico.
Ma nulla.
Il volume 2 procede dritto sulla strada segnata dal primo, e si arriva alla fine con la brutta sensazione di avere assistito a qualcosa che sta a metà tra una lezioncina e una seduta psicanalitica di un Von Trier che si è svegliato particolarmente presuntuoso.
IL CENTENARIO CHE SALTÒ DALLA FINESTRA E SCOMPARVE
Film svedese tratto da un libro svedese che non ho mai letto. In una sorta di Guy Ritchie meets Forrest Gump, la storia sembra essere quella del centenario del titolo che scappa dalla casa di riposo con dei soldi della mafia. Durante la caccia all’uomo che ne seguirà, ricostruiamo la vita tutta matta del protagonista, che ha attraversato la Storia partecipando agli eventi più importanti del novecento.
Dal trailer sembra una robetta innocua con qualche sprazzo di umorismo nero, ma nulla di particolarmente esaltante o originale. Manca anche quella patina di esotismo che avrebbe giustificato una visione (“ragazzi, la Svezia è la nuova frontiera della commedia nera!”).
Magari se non vi piacciono i supereroi e vi vergognate ad andare a vedere un brutto film pieno di cazzi in primo piano, questa potrebbe essere una terza scelta più che dignitosa.
Peraltro cercando informazioni su questo film, mi chiedevo da quando il cinema svedese non ha più alcuna rilevanza e/o visibilità. Josef Fares si è messo a fare (ottimi) videogiochi, Moodysson gira film che nessuno vede. E la trilogia tratta dai libri di Stieg Larsson non se la ricorda più nessuno, se non per averci regalato quella inetta di Noomi Rapace.
Insomma, metteteci più impegno, amici del nord.
LA SEDIA DELLA FELICITÀ
Film postumo di Carlo Mazzacurati, morto qualche mese fa. La provincia, la crisi, il sottoproletariato, la commedia amara, Mastandrea e Battiston nel ruolo di loro stessi.
Nel trailer poi ci sono parecchi campanelli d’allarme:
– gli effettacci tipo gangster movie per presentare i protagonisti
– Marzocca che fa l’indiano Ranjid parlando con i verbi all’infinito, con un make up che grida vendetta
– comici televisivi a buttare
Tutto ciò è più che sufficiente per farmi stare ad una ragguardevole distanza dal film. Metto un pensatore perché sennò poi si dice che non vogliamo bene al cinema italiano, e perché Mastandrea mi fa ancora ridere anche solo se dice “cazzo”.
IN NOMINE SATAN
Le Bestie di Satana erano un gruppo di assassini seriali della provincia di Varese, responsabili di un’induzione al suicidio e vari omicidi di matrice satanista, che riempirono le pagine di cronaca nera e colpirono profondamente l’opinione pubblica italiana. (fonte: Wikipedia)
In nomine Satan è un film sulle Bestie di Satana di cui nessuno sentiva il bisogno. Nel trailer c’è di tutto: dalle visioni tutte drogate di un nano in una stanza misteriosa (giuro), alle mamme che fanno finta di piangere male mentre i figli inneggiano al demonio. Fino ad arrivare al mitologico Stefano Calvagna, che ricordiamo tutti come ricevitore di carezze di James Woods, qui nei panni del giudice che la sa lunga.
Droga + Satana + omicidi + attori cagnacci + camera a mano sempre e ovunque + Stefano Calvagna = film italiano da deridere della settimana. Ma forse anche del mese.
E comunque droga no, droga brutto.