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Nei cinema dal 27 novembre 2014

Ciao sono kekkoz e ora vi racconto come ho conosciuto l’autrice di questi pregiudizi. Molti anni fa, prima che diventassimo amici, insomma quando ancora eravamo entrambi giovani e belli, Sara era una delle più assidue commentatrici dei cineblog italiani con il suggestivo nome di sarathehutt. Poi con il tempo, ha deciso che il cinema era una passione che andava coltivata in modo più serio, prima aprendo un blog tutto suo e poi, di fatto, resettando la sua vita e cominciando a scrivere di film in un sacco di posti – per esempio, di recente, su CinemaErrante. È una storia a lieto fine!

Sara da anni ormai è una presenza fissa di quel mondo là, e se siete mai stati a un Festival o anche solo a un’anteprima stampa milanese l’avete sicuramente incontrata. La prossima volta salutatela e chiacchierateci, è una delle persone più simpatiche che conoscerete mai e vi farà molto ridere.

ognimale trash pinguini

OGNI MALEDETTO NATALE

Ogni Maledetto Natale è il primo film con la parola Natale che esce questo Natale, ovvero quello che comunemente definiremmo il film italiano da deridere di questo Natale. Ma anche le tradizioni più consolidate sono destinate a subire cambiamenti, tanto da aver debellato i cinepanettoni con Massimo Boldi (ma non lo sai che sta per uscire Ma tu di che segno 6?), ehm… scusate… tanto da esserci liberati dal supplizio dei cinepanettoni di Aldo, Giovanni e Giacomo (ma non lo sai che esce Il ricco, il povero e il maggiordomo?), ok, diciamo dai cinepanettoni con Christian De Sica, tornato a scuola, che per quest’anno ha lasciato il testimone a Lillo & Greg. E così il primo film con la parola Natale di questo Natale, essendo scritto da Ciarrapico-Torre-Vendruscolo, si becca una bomba a prescindere. Se vi state chiedendo chi siano Ciarrapico-Torre-Vendruscolo (che ci fate qui, scusate?) sono molto felice di spiegarvelo in una sola parola: Boris, aka la fuoriserie italiana dove trovate la verità. Voglio dire, basta guardare un minuto a caso di una puntata a caso e troverete la rappresentazione di ogni possibile problema contemporaneo. Grazie Ciarrapico-Torre-Vendruscolo, vi vogliamo bene! Siete voi il motivo per cui non possiamo più digitare F4 senza restare basiti. Siete voi che mi avete reso impronunciabile la parola gioielliere (che ormai la devo pure googolare per l’ortografia). Siete voi ad aver realizzato l’unico possibile adattamento cinematografico di La casta. In giro si dice che questa nuova fatica natalizia faccia ridere ma non entusiasmi. Per quanto mi riguarda, se Ogni maledetto Natale avrà anche solo un decimo della locura di quel vero miracolo italiano detto Boris, il 27 novembre d’ora in poi sarà la mia personale Festa del Grazie. Sì, sono fan.

Hashtag: #troppofrizzante.

TRASH

Trash è il film che ha vinto il premio del pubblico al Festival, una volta noto come Festa, di Roma. Trash è un film in cui tre ragazzini, che vivono in una favelas e lavorano in una discarica, trovano un portafoglio che potrebbe far saltare il governo e al posto di consegnarlo alla polizia corrotta intraprendono un viaggio per smascherare gli adulti cattivi. Trash è un un film di Stephen Daldry, ovvero uno che tra ragazzini e tono melodrammatico ci sguazza. Trash è un film che potremmo definire il The Millionaire brasiliano e a me già solo per questo vengono i brividi. Trash è il film che nel trailer riesce a farci sentire per ben due volte l’esclamazione: “perché è giusto!”. Trash è il film in cui Martin Sheen è tanto un brav’uomo comprensivo (l’abbiamo capito che sei cambiato!) e Rooney Mara spera di farsi riconoscere senza tatuaggi di draghi (senza successo). Trash è tutto quello che non chiedo al cinema, alla vita e alle persone che mi circondano: il buonismo a buonmercato. Trash è il film che piacerà tantissimo nei cineforum di provincia, ai bambini buoni e al pubblico delle sale per bene. L’orrore. Sì, sono snob.

Hashtag: #monnezza

I PINGUINI DI MADAGASCAR

Non me ne vogliate cari amici di Alex, Gloria e Melman, ma per quanto mi riguarda Madagascar è un po’ l’inizio della fine della bella animazione da grande pubblico: il primo che ha imposto una grafica volontariamente brutta, ma non orribile, personaggi bidimensionali, ma con qualche minimo accenno di backstory, comicità banale, ma non ancora volgare. Sono una grande fan dell’animazione, ma Madagascar proprio no, I don’t like the way it’s moving. Per me è no anche L’era glaciale, che non c’entra niente, ma è tanto per dire. O forse c’entra. L’unico personaggio che non mi innervosisce di L’era glaciale è Scrat (nel terzo capitolo mi ha innervosito pure lui, per la verità) e, tanto per trovare un parallelo, gli unici momenti che mi hanno fatto ridere in Madagascar includevano i Pinguini. E infatti, se avessi dovuto scommettere, avrei puntato un euro (non di più che l’argomento proprio non mi appassiona) su uno spin-off in assolo dello scoiattolo ghiandaio (il riferimento a Hunger Games è puramente voluto) ben prima di quello di Skipper, Kowalski e compagni. In effetti sarebbe stato avventato, visto che Scrat non parla e per gli sceneggiatori è un bel cazzo di problema. E infatti l’euro virtuale l’ho perso e per la verità non mi interessa perché l’unico film d’animazione di questo mese per me è Big Hero 6. Nel frattempo sono pronta a subire gli sguardi di disapprovazione da tutti quelli a cui dirò che no, a me Madagascar, come L’era glaciale, proprio non mi piace, non mi fa ridere, trovo la sua animazione bislacca, delle sorti da agenti segreti dei pinguini non mi frega nulla, soprattutto perché il lungo non gli si addice, nonostante il tuxedo naturale. Quindi lascio il pensatore solo perché chissà, magari è bello, ma non essendo questa la mia tazza di tè, non saprei proprio giudicare. Poi me lo dite voi. Sì, sono menefreghista.

Hashtag: #NotMyCupOfTea

cub vivian melbourne

CUB – PICCOLE PREDE

Ho scoperto per la prima volta questo horror per colpa di un trailer sponsorizzato su YouTube, mentre cercavo di vedere chissà quale filmato con Jennifer Lawrence, probabilmente questo, e per una volta non ho cliccato su “salta annuncio”: ero in modalità F4 (no, dai, ancora non sapete cosa vuol dire? Vi ho messo anche il link!). Sinceramente non avrei null’altro da aggiungere, se non una certa soddisfazione nel vedere dei boy scout fare da preda al posto che rompere i maroni con le loro canzoncine, che poi nel trailer di cui sopra cantano pure. Da lettrice/collaboratrice di Nocturno dovrei dargli almeno il pensatore, visto che si tratta di un horror belga diretto da un regista televisivo all’esordio cinematografico, oltre al fatto che le immagini sono sufficientemente dark e sembrano pure ben girate. Quindi mi sono affidata a Rotten Tomatoes (che non ci sono prejudice senza scrivere almeno una volta Rotten Tomatoes) ma non lo ha ancora “scorato”. Imdb gli dà un bel 6,4 specificando che si tratta della storia di un 12enne dalla forte immaginazione che va al campo estivo del suo gruppo scout convinto che incontrerà un mostro, e infatti lo incontra. Sarà, ma mi sembra di aver già dedotto la risoluzione del mistero. Insomma, io non mi fido e di pancia gli do una bella pecora. Però la tagline “morivano dalla voglia di diventare boy scout” è bellissima :) Sì, sono sadica.

Hashtag: #cretinivestinidabambinicheuccidonobambinivestitidacretini

VIVIANE

Essendo l’edificante e impegnata storia di un divorzio all’israeliana, dove a decidere è un tribunale religioso obbligato per legge a seguire i voleri dei mariti, qui dovrebbe starci una bella bomba (e non facciamo facile ironia sull’accostamento Israele/bomba che non fa ridere: non siamo mica gli sceneggiatori dei pinguini!). Voglio dire, da donna progressista, femminista e contemporanea, dovrei consigliarvi un film progressista, femminista e contemporaneo come questo. Ma sinceramente non riesco proprio a farlo. Non so… Sarà che uno dei giudici nel trailer sembra Saul di Homeland, o che di solito i bei film progressisti risultano stucchevoli, se non addirittura teocon. Non lo so, davvero. Il mio intuito dice “ma anche no”, come me lo diceva per Caramel, Il cacciatore di aquiloni, Monsieut Ibrahim e i fiori del Corano. Probabilmente questo è molto meglio (ci vuole poco), ma io passo e vado a rivedermi Una separazione. Sì, sono istintiva.

Hashtag: #unaseparazione

MELBOURNE

Tutti i cari amici che lavorano alla Settimana della Critica, ancora prima che iniziasse la Mostra di Venezia, mi avevano consigliato di vedere Melbourne, ma loro lo avevano selezionato. L’amico distributore che lo ha acquistato mi ha consigliato di vedere Melbourne, ma lui ci ha investito. Poi, chiunque incontrassi nei primi giorni di Venezia mi diceva di andare a vedere Melbourne e questa volta senza nessun tornaconto. Perché io ancora non l’ho visto? Non lo so, forse perché sapendo che sarebbe uscito ho rimandato. L’ho perso anche in Panoramica, non sono andata all’anteprima stampa, ma questo weekend lo farò. Io intanto gli do la bomba per interposta persona, anche se il mio istinto mi dice cose contrastanti, un po’ come sopra. Sarà che altri, incontrati sempre a Venezia, ma negli ultimi giorni, mi hanno anche detto di come il film subisca il proprio meccanismo perfetto, risultando fasullo, macchinoso, come fosse una brutta copia di Una separazione. E anche loro non avevano un tornaconto. Personalmente i film ticchettio, quelli dove il fattore tempo è fondamentale (in questo caso c’è un aereo da prendere e in poche ore bisogna dipanare una tragedia) di solito mi piacciono molto. Ma devono essere ben fatti e avere un meccanismo a prova di bomba. Proprio come Una separazione o Il passato. E da quello che mi hanno detto, mi sembra di capire che siamo da quelle parti. Quindi provo la bomba, e senza tornaconto. Sì, sono una credulona.

Hashtag: #ancoraunaseparazione

miopapa vichinghi thisis

MIO PAPÀ

Il trailer (che non vi linko perché vi voglio bene) si apre con il gioco della bottiglia e si chiude su una stella cadente con bambino che esprime un desiderio. In mezzo c’è Pasotti, di mestiere “aggiustatore del mare”, che si scopa la mamma single Donatella Finocchiaro, il cui figlio diventa dapprima alibi per non legarsi e poi amico e complice di una bella relazione d’ammòre. State vomitando? E non ho nemmeno finito. Il tutto è corredato da una messa in scena da filmino dell’oratorio progressista, dove i divorziati vengono tollerati come se fossero normali esseri umani (scusate, ho cambiato idea: BOMBA per Viviane). Se non fosse chiaro, siamo in presenza del film italiano da deridere della settimana e in effetti bastava un’occhiata veloce alla locandina per rendersene conto. Un grande abbraccio alla bravissima Donatella Finocchiaro qui in perenne duckface sperando che nessuno la riconosca e ai tatuaggi a forma di stella sul petto del povero Pasotti. Grazie Giulio Base, magari un giorno ci confiderai a chi l’hai data per continuare a fare questo mestiere. Sì, sono una hater.

Hashtag: #DonatellaFinocchiaroMilf

I VICHINGHI

Kekkoz mi ha detto che non vedeva l’ora di leggere cosa avrei combinato con I Vichinghi. D’altronde quando una si fa una reputazione come massima estimatrice del cazzodifassbender (a proposito, grazie Kekkoz, tu sai perché), non si vergogna di dare del figo atomico a questo o a quest’altro attore/regista/sceneggiatore/critico (stare con me ai festival è un vero spasso, se non vi vergognate di girare con una pazza) e rivendica l’uso dell’ormone come valore aggiunto per la stesura di pamphlet critici, deve accettare di essere attesa al varco quando si tratta di film con omoni sudati, svestiti e armati di spadoni dall’ovvia simbologia. Ma qui sorge un problema: nel trailer non si vede neanche una tartaruga e la donna di oggi pretende la sua dose di tartaruga, per accompagnare dei maschi emotivamente ritardati a vedere film in cui maschioni sudati e svestiti si combattono a suon di spadoni. E non solo la donna. Per citare Gatto Nero (a cui vorrei dire che gli voglio bene, lui sa perché) nei suoi prejudice della scorsa setimana, anche il Gay Factor Rate scende prepotentemente in mancanza di panoramiche sulle tartarughe, elemento abbastanza rilevante quando si tratta di film con gran bei pezzi di marcantoni sudati e svestiti che non vedono l’ora di mettersi le spade addosso. Dopo lo shock della mancanza, si notano alcuni bellocci con bicipiti guizzanti, un figo atomico che fa il prete ninja, la solita figa figlia di re e un re cattivo, ma l’unico personaggio che sembra avere una qualche attrattiva è un vecchio con un dente solo che placa un cavallo come fosse un giocatore di football e ovviamente brama di morire in battaglia. WTF. In pratica l’action che potrebbero aver scritto gli sceneggiatori di Gli occhi del cuore copiando un tv movie fantasy coreano: sopruso – scena action – entrata della figa – guazzabuglio al campo – scena action – si uniscono le forze – scena action – batosta e scopata – scena action – l’amore trionfa. Ok, lo shock per la mancanza di tartarughe mi ha mandato in tilt. In fondo cosa ci si può aspettare dalla versione cinematografica di Vikings? Cosa? Dice che non lo è. Infatti il titolo originale è Northmen – A Viking Saga. Ma allora ci sarà Eric Northman che ormai non posso dire vichingo senza pensare a questo, a questo ma soprattutto a questo. No, dice di no, che è northmen con la e plurale e quindi il vampirone del nord non c’entra una fava (e che fava… scusate la battutaccia), tanto che la mail promozionale dell’ufficio stampa ricorda che questo è il film in cui l’avventura incontra la storia. Vabbè, ma almeno dirige Uwe Boll? Nemmeno. Il regista è Claudio Fäh, l’imperdibile professionista che ha diretto L’uomo senza ombra 2, Sniper 4, Coronado (vi prego leggete la locandina!) e la seconda stagione di Ghost Whisperer. Are you kidding me? No, I swear. Ma si può? Chi cazzo l’ha prodotto? E Perché? Non ditemi che è per la storia che incontra l’avventura! Oddio, non resisto, qui gli history facts sui Vichinghi inviati tramite la mail promozionale di cui sopra, davvero fondamentali per seguire al meglio un film su vichinghi sudati e svestiti che cercano di conquistare l’Inghilterra, ma finiscono in Scozia. Inorridendo fin da subito per il successo al botteghino di questo inutile film, visto che in Italia il Medioevo fasullo action funziona come da nessun altra parte, vi saluto e vado a vedermi 300 omoni sudati e svestiti con tartaruga in bella vista, con tanto di cazzodifassbender. Sì, sono volubile.

Hashtag: #OccupyTartaruga

THIS IS WHERE I LEAVE YOU
Lo so, Kekkoz ci avrebbe messo la bomba a prescindere. C’è Tina Fey, c’è Jason Bateman e una carrellata di facce che a ogni new entry nel trailer urli: ma è lui/lei! C’è pure Connie Britton che non canta e Rose Byrne che tenta ancora di essere la Nicolas Cage donna, senza aver ancora capito che il range di faccette va diminuito e non aumentato. Tina Fey dà pure un pugno in faccia a qualcuno. Jane Fonda mostra orgogliosamente le tette. C’è tutta sta gente costretta a passare del tempo insieme per un’eredità: la famiglia che si deve ritrovare, qualche battuta al vetriolo, la riscoperta dei buoni valori di una volta. Ma soprattutto c’è Adam Driver. Quando ho visto la locandina ho urlato: ma quello è Adam Driver, anche se nella locandina non sembra Adam Driver. Quest’anno al Festival di Venezia ho visto Adam Driver e gli ho urlato “figo atomico”. Ho incontrato anche Lena Dunham e dopo averle fatto una domanda con un senso (perché l’ormone non mi ottenebra del tutto il cervello) le ho chiesto se può dire ad Adam Driver che è un figo atomico. Ogni volta che vedo Adam Driver, anche se in un film ha solo una mezza scena come in Lincoln (di cui non trovo il frammento tanto è piccola) io mi ricordo solo Adam Driver. Adam Driver è omo e l’omo ha da esse Adam Driver. Adam Driver sarà il cattivo nel prossimo Guerre Stellari. Adam Driver è in This Is Where I Leave You che però non mi convince e probabilmente non sarà un granché, ma forse voi non sapete che c’è Adam Driver e quindi si becca il pensatore. Sì, sono molto volubile.

Hashtag: #AdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDriverAdamDrive (perché in 140 caratteri AdamDriver senza cancelletto ci sta esattamente 14 volte)

perfidia qui

PERFIDIA

Un film drammatico ambientato a Sassari? Si può fare. Bonifacio Angius è il giovane regista più interesante dell’anno, ha uno sguardo davvero ben centrato, efficace e riesce a costruire una storia che ben rappresenta la contemporanetà. In questo caso non è un pregiudizio, perché il film l’ho visto questa estate a Locarno, unico film italiano in concorso, e sono rimasta piacevolmente stupita da questa opera seconda. Un noir drammatico con un padre e un figlio incapaci di comunicare e una radio di preghiere a fare da contrappunto. E funziona! Il film esce questa settimana solo in pochi cinema, forse solo un paio in tutta Italia, e per chi sta a Milano e dintorni, venerdì 28 sarà presentato in anteprima al Cinema Beltrade. Io non sono sarda, ma mi trovate lì lo stesso, così se volete insultarmi per questi pregiudizi, sarò felice di prendere e portare a casa. Comunque cercatelo e vedetelo, che merita. Se poi il film non vi piacerà, vi spiegherò perché io ho sempre ragione e voi sempre torto. Sì, sono perfida.

Hashtag: #WGesù

QUI

Qui è il documentario di Daniele Gaglianone sul movimento NoTav appena presentato al Festival di Torino. Si tratta di dieci racconti in soggettiva su altrettanti valsusini, che da 25 anni si oppongono con tenacia al progetto Tav Torino-Lione. Non so voi, ma io preferico il Gaglianone regista di fiction (anche se Ruggine non vi aveva convinto, recuperate Pietro). Inoltre quando nella sinossi ufficiale leggo “QUI, in Valle di Susa, il blackout democratico tra Stato e cittadino è esploso prima che altrove. E in modo devastante. QUI si lotta innanzitutto per restare cittadini” personalmente mi viene da mandare tutti a fanculo in genovese, e io sono marchigiana. Lo so che dovrebbe essere una battaglia civile di tutti, ma non credo siano questi i mezzi più adatti per combatterla o per informare. Ma chissà, in fondo a Gaglianone io una chanche gliela concedo sempre, certa che non si si tratti di un unidirezionale document(ari)o di propaganda. Sì, sono dubbiosa.

Hashtag: #IoNonSoSeSonoQui