Ciao sono kekkoz e mi raccomando seduti comodi ché quando vi dico chi è l’autore della settimana vi saltano le coronarie. Va bene, lo sapete già, è scritto qui sopra, ma lasciatemi l’effetto, diamine.
Sono orgoglioso di annunciare che la firma di questi pregiudizi (oltre che un amico dei bei tempi) è un’autentica leggenda del web: Nanni Cobretti, fondatore e Capo dei 400 Calci, il più popolare e fiammeggiante blog di cinema in Italia. Che poi, “blog di cinema” è una definizione che gli sta davvero stretta, vista la ricchezza della sua proposta e la bravura dei suoi tanti autori. Di fatto, i Calci sono l’unico progetto editoriale di successo legato al cinema in Italia da anni a questa parte.
Hai detto niente.
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Ragazzi lo so io, lo sapete voi e lo sa Kekkoz meglio di chiunque altro: sono stato ingaggiato con il preciso obiettivo di mettere la bomba ai Transformers.
Fatevene una ragione.
Procediamo:
TRANSFORMERS 4 – L’ERA DELL’ESTINZIONE è un film che ho già visto ma che fingerò di no per stare al gioco.
Funziona così: per me il cinema è, di base, un mezzo per vedere cose che normalmente non vedrei.
Di conseguenza, mi interessano molto i film con robottoni giganti che si menano.
So che c’è gente invece che preferisce i film in cui autistici autodiagnosticati conquistano la donna dei sogni con la forza della loro collezione di cd, e io quelle persone infondo le invidio fortissimo perché significa che evidentemente vedono robottoni giganti che si menano quotidianamente in giro per il loro quartiere.
Comunque, non devo starvi a spiegare chi è Michael Bay.
È un po’ come Lionel Messi (tranne che non vomita prima dei momenti importanti).
Non difende, non marca, non ruba palloni, non rientra, non si smarca e spesso non sta neanche a seguire le tattiche dettate dall’allenatore, ma fagli arrivare la palla ed è inutile che tu indovini cosa vuole fare: sta mentalmente e fisicamente una spanna sopra a tutti, in un modo o nell’altro il giochetto gli riesce sempre e vince tranquillamente la partita da solo.
I primi tre Transformers avevano, a vari livelli, un primo tempo insopportabile e un secondo in cui, proprio lì dove contava, puntualmente si ridefiniva il concetto di “grandioso” al cinema.
Questo quarto è una specie di reboot dagli obiettivi molto semplici: si smorzano i momenti comici che non facevano ridere a nessuno in favore di una più classica e universale storia di buzzurri di buon cuore; si toglie quell’antipatico di Shia LaBoeuf e lo si sostituisce con l’eroe più cazzuto e patriottico che gli Stati Uniti abbiano da offrire oggi (Mark Wahlberg); si ridisegnano i robot per renderli più comprensibili all’occhio di chi non è Michael Bay; crepi l’avarizia, si aggiungono dinosauri e spade giganti.
In due parole: Jack, pot.
Dopodiché, siccome arrivati al quarto film qualcuno in giro si è rassegnato finalmente ad analizzare lo stile di Michael Bay per scoprirne il buono, vi lascio con un paio di bravissimi approfondimenti: uno, e due.
Missione compiuta.
MAICOL JECSON è innanzitutto un film che mi ricorda questa canzone.
Ora mi informo sul resto.
‘Spetta…
Eccomi.
Maicol Jecson è… rullo di tamburi… IL FILM ITALIANO DA DERIDERE DELLA SETTIMANA! (è la seconda frase che sognavo di dire nella vita dopo “Live from New York, it’s Saturday Night!”)
Il punto è che ora ho letto a modo di che si tratta, per cui è mentre mi gratto fortissimo un improvviso prurito al braccio che vi scrivo queste righe: diretto da una coppia di esordienti, Maicol Jecson vorrebbe teoricamente essere la risposta italiana a… niente, la mia tastiera si rifiuta di scriverlo, per cui ve lo linko. Lo sapevo che la bomba ai Transformers non sarebbe stata gratis.
Detto questo: là c’era Sufjan Stevens, qua ci sono gli Amari, e almeno dal punto di vista della colonna sonora va meglio a noi.
Poi insomma, sono onesto, ho visto il trailer e il prurito un po’ si è attenuato.
Si vede poco di quel film lì che vi ho linkato prima, e si vede molto invece il tentativo di fare la classica commedia adolescente frizzantella all’americana con il protagonista che racconta le sue pare in voice over, il montaggio rapido, la Bella da Conquistare, la Sfiga Abominevole, i buoni sentimenti che trionfano (si spera) solo negli ultimi 15 minuti.
C’è Remo Girone che dice “non sarai mica gay?” e stravince tutto.
E non c’è nessuna battuta che mi abbia fatto vergognare di parlare la stessa lingua dello sceneggiatore che di questi tempi, signora mia, se me lo permette, è molto. Soprattutto in un genere così facile da sbagliare come la commedia adolescenziale.
Quindi insomma, a occhio rischia non dico di essere bello, ma sopportabile, e nonostante quel titolo vigliaccamente osceno un po’ mi viene da fare il tifo.
Di conseguenza, Ladies & Gentlemen, a voi il primo FILM ITALIANO DA DERIDERE DELLA SETTIMANA che in realtà si becca un generoso pensatore.
Del resto i film italiani sono due e guardate quell’altro qual è…
IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO è un film di Sergio Leone che ammetto di aver già visto (in anteprima stampa su Rete 4) ma di nuovo, per stare al gioco, fingerò di no.
Che dire di Sergio Leone?
Ha appena tirato fuori due dei western più incredibili del decennio, e questa chiusura della “Trilogia del dollaro” era senza ogni dubbio il film che attendevo di più dalla vita dopo The Raid 3.
Tornano gli eroi dei precedenti capitoli Clint Eastwood (l’Iko Uwais della situazione) e Lee Van Cleef (il Yayan Ruhian della situazione), e a loro si aggiunge Eli Wallach (il brutto della situazione).
E in colonna sonora rimane l’immancabile Ennio Morricone (il Mike Shinod… no ok questa è troppo, scusate).
Insomma, io non mi farei intimidire dalla durata gonfiata a tre ore, Sergio si è meritato il tentativo di proporci qualcosa di un po’ più ambizioso e tutto sommato la trama (tre cowboys e un tesoro nascosto) rimane abbastanza lineare.
Per me è imperdibile, mi ci gioco i Ray-ban.
E anzi, ve ne dico un’altra: secondo me la critica è ingiusta con Clint Eastwood, sembrerà anche inespressivo ma secondo me ha un certo potenziale nascosto e un giorno la farà vedere a tutti quanti.
Questo e i Transformers: che weekend ragazzi, alla faccia delle “crisi estive” dei cinema italiani.
MONTY PYTHON LIVE (PIÙ O MENO) è nei cinema solo il 20 luglio.
In pratica si tratta di una tristissima operazione revival che mette insieme dei vecchi che erano famosi decine di anni fa sperando che abbiano ancora uno straccio di energia in corpo da offrire e possibilmente strizzando l’occhio a chi ancora dovesse ricordarsi di loro con una serie di inside jokes di dubbia opportunità.
Capito? È o non è il concept più imbecille che abbiate mai sentito in vita vostra?
Cioè… no niente scusate ragazzi, mi fermo qua, il pensiero che qualcuno di voi per distrazione possa non capire che sto ironizzando sul fatto che notoriamente mi piacciono gli Expendables e scriva un commento indignato senza motivo mi infastidisce.
Sì, mi piacciono anche i Monty Python.
Hanno rappresentato uno dei momenti cardine della comicità mondiale, e la reunion è indubbiamente storica.
E questa cosa a dire la verità potevo vedermela live nella comodità di sei fermate di metropolitana, ma per una serie di ragionamenti ho pensato che in realtà fate meglio voi a godervelo al cine, spendete un decimo e vedete meglio di una seggiola del cazzo a 80 metri dal palco (unico possibile rimpianto: la comparsa del piedone gigante).
Detto questo però io non ho voluto leggere neanche mezza recensione, preferisco aspettare che passi in tv e godermelo in santa pace, ma se vi interessa ho degli amici che sono effettivamente andati a vederlo dal vivo e poi si sono autoraccontati che ne è valsa la pena.
E con questo è tutto.
Porca miseria non ho messo pecore.
E adesso? Quando mi ricapita?
Lasciatemene mettere qualcuna di straforo senza motivo:
(hihihi)