20

Nei cinema dal 2 luglio 2015

Ciao sono kekkoz e l’estate è indiscutibilmente arrivata anche nelle sale. Per onorare con la degna dose di indignazione questo scarno weekend di uscite ho chiamato uno che di cinema ne mastica parecchio, anche se il suo blog purtroppo è in sospensione criogenetica da un pezzo.

Insomma, l’autore dei pregiudizi di questa settimana è quel fusto di Lenny Fuckin’ Nero, che ovviamente non è il suo vero nome. Però adesso il Lenny ve ne dice quattro.

predesti polter

PREDESTINATION

Ok, questo non è proprio un pregiudizio, Predestination l’ho già visto, me lo ha passato un amico di un’amica di un conoscente di mio cugino che vive nel futuro e devo dire che nonostante sia uno di quei film in grado di fare esplodere qualsiasi maccos-o-metro, va via abbastanza liscio. Se entrate in sala disposti a sopportare la voce abominevole affibbiata a Noah Taylor, vi comprate un bel secchione di pop corn e una doppia, facciamo tripla, razione di sospensione dell’incredulità, può addirittura essere che vi divertiate. Certo, non è che sia Primer e son più d’accordo col metascore rispetto al pomodorometro, ma è pur sempre un film che tiene alta l’attenzione dello spettatore per i suoi 97 minuti (quanto è strano ormai vedere film sotto le due ore? Sembra che se per raccontare una storia non ci metti almeno due ore e venti sei uno stronzo). Gli Spierig Bros poi, magari non sono tra i registi australiani più matti, ma son comunque mestieranti onestissimi (sebbene quella Jacksonata di Undead te la dimentichi dopo due minuti dalla fine dei titoli di coda e Daybreakers faccia cagare blocchetti di cemento avvolti nel filo spinato arrugginito) e vedere Hawke in un film è sempre un piacere. La vera rivelazione però è Sarah Snook, davvero bravissima nonostante abbiano deciso di conciarla in una specie di cosplay di Leo DiCaprio giovane. Per godervi Predestination la cosa davvero fondamentale è che sappiate il meno possibile della trama, magari tenete giusto a mente che è tratta da un racconto di quel mattacchione di Robert A. Heinlein, uno che grazie a Starship Troopers (cazzo quanto mi manca Verhoeven. A voi non manca? Cazzo se mi manca), al cinema, di crediti, ne ha da riscuotere ancora parecchi.

POLTERGEIST

Ma Sam Rockwell quand’è che si decide a licenziare quel figlio di puttana del suo agente? No perché non mi spiego come uno degli attori più promettenti della sua generazione finisca sempre in film di merda tipo questo. Sul serio, provate a dare un’occhiata alla sua filmografia, negli ultimi cinque anni salvo solo The Way Way Back, il resto va dal triste all’inguardabile. Secondo me, tra l’altro, ha lo stesso agente di Edward Norton, altrimenti non si spiega. Comunque, c’era un tempo in cui prendevo la produzione tutti questi remake di classici dell’horror come uno stupro della mia infanzia e me la vivevo malissimo. Giravo per il paese con in cuffia musica dallo zoccolo caprino, agitando il pugno al cielo e inneggiando al Signore Oscuro, che li andasse ad agguantare nel cuore della notte e se li portasse tutti. Ormai però sono più o meno adulto, ho lavorato parecchio sulle mie esplosioni di rabbia, ho capito che l’evocazione di Satana non è sempre una soluzione e, soprattutto, ho imparato ad accettare le logiche cannibalistiche di Hollywood. Ora, quando vedo in sala roba di questo tipo, me ne sbatto alla grandissima. Mi limito a non avvicinarmi a meno di cinquanta metri dai cinema che proiettano questa merda, tipo ordinanza restrittiva dalla brutturia. Non che abbia qualcosa in contrario ai remake, eh. La Cosa è un remake e spacca il culo a tutti quanti, ma tra tutti quelli girati in questi anni, i film anche solo accettabili si contano sulle dita di una mano monca e la maggior parte non li toccherei nemmeno con un lungo arnese. E va beh. Che poi povero Gil Kenan, Monster House nemmeno era male e se c’è chi ritiene quelli di Wan o puttanate come Sinister buoni horror, allora vale tutto. Meno male tra poco esce The Babadook.

durisidi annie

DURI SI DIVENTA

Probabilmente sono io ad avere un problema ma film di questo tipo non mi fanno ridere nemmeno se mi fanno il solletico e se già è difficile funzionino in lingua originale, doppiati mi gelano proprio il sangue nelle vene. Tipo che mi viene un ictus dall’imbarazzo. Con tutto che a Farrell e Cohen si vuole anche bene eh, ma questa pare proprio una stronzata senza appello. L’unico vero motivo per il quale potrei andare a vedere ‘sta roba è la presenza dell’amore della mia vita Alison Brie (a proposito, voi come siete messi con Community? Io mi son rotto le palle a metà della quarta e l’ho mollata lì. Che faccio, vengo a patti col fatto che niente sarà mai come prima e recupero? Faccio finta di nulla e vado avanti con la mia vita tenendo nel cuore i cari ricordi e i bei momenti passati insieme?) ma in fin dei conti, dato che dubito reciti nuda, credo che nemmeno lei possa riuscire nell’intento di portarmi in sala.

ANNIE – LA FELICITA’ È CONTAGIOSA

Purtroppo mi è capitata una settimana senza film italiano da deridere, in compenso m’è toccato in sorte quanto di più vicino ci sia a Hollywood ai cinepanettoni (non a caso, in patria, è uscito proprio per festeggiare il compleanno di Gesù Cristo). Cioè, sul serio, cazzo è sta roba qui? Già solo la visione del trailer mi ha provocato il contemporaneo distacco di entrambe le cornee e dei maroni. Trailer che, bisogna dirlo, è a dir poco disonesto. Annie è infatti il remake del film di John Houston dell’82, film tratto dal musical di Broadway (a sua volta basato sulla striscia del ’24, Little Orphan Annie), ed è anch’esso un musical, cosa che qui si guardano bene dal farci sapere. Annie – La felicità è contagiosa è una trappola per genitori. Vogliono farvi entrare in sala ignari del fatto che è un film di 118 fottuti minuti in cui, come se non bastasse, Cameron Diaz canta. Ad ogni modo, un film prodotto dalla famiglia Will Smith (che ovviamente, alla spasmodica ricerca della ridefinizione del concetto di nepotismo, voleva come protagonista Willow Smith. Perché Jada e Will, ai propri figli, regalano solo parti da protagonisti), da Jay Z, che cura pure la colonna sonora? Un film che come tagline ha la frase “Family is the greatest gift of all”, con protagonista quella stronzetta odiosa di Quvenzhané Wallis (che poi dai oh, Re della terra selvaggia quanto fa cagare? Insopportabile), con Foxx e la Diaz che fanno le faccette e un cane come comic relief? Non è proprio roba per me e non dovrebbe manco essere roba per voi. Se proprio avete la fotta di andare al cinema questa settimana e siete nell’area di Milano, andate a vedere le proiezioni speciali di Buon Giorno, se invece abitate nel resto della penisola, tenete la testa tra le mani e disperatevi. Oppure, se non lo hanno sciaguratamente tolto per far posto a cazzatone come Jurassic World o Insidious 3, potete sempre tornare a vedere quel capolavoro di Fury Road.