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Nei cinema dal 25 settembre 2014

Ciao, sono kekkoz e forse devo trovare una formula diversa per aprire i post perché du palle.

L’autore dei pregiudizi di questa settimana, che chiameremo hardcorejudas perché a lui piace così anche se nella vita vera fa un mestiere molto più serio, appartiene a una razza in via d’estinzione, cioè “quelli che hanno un blog in cui scrivono recensioni di film ma sanno scrivere bene”. Tra l’altro la sua specialità è il cinema horror (se lo seguirete su Twitter noterete che ne guarda tipo uno ogni sera) e quindi ho pensato bene di affidargli l’unica settimana della vita in cui non esce nemmeno un horror, perché sono un bastardo. Ovviamente, se l’è cavata alla grandissima lo stesso.

(Nota a margine: gli ho detto “sii buono con ‘Joe’, io l’ho visto ed è bellissimo” e lui gli ha dato la pecora. Questo per farvi capire la libertà che i miei autori bla bla bla.)

joe lucy bastardi

JOE

Nicolas Cage non delude da anni le mie aspettative nei suoi confronti e glielo riconosco come grande merito quello di rappresentare un affidabile sistema di segnale per film da evitare sistematicamente e recuperare solo a tempo perso.

Tratto da un seriosissimo romanzo di Larry Brown (disambiguizzatelo da una dozzina di sportivi e lo wiki-trovate), ma diretto dal regista di “Strafumati” e interpretato anche da Tye “broncetto” Sheridan, il classico costrutto prigione e redenzione, intriso di alcool e boscaioli, sembra riciclato per commuovere la Sarah Palin che è in voi e consentire ad autori e interpreti di indie-ggiare ai festival per rifarsi una faccia ormai bruciata dal fuoco di Ghost Rider.

Tuttavia la barba può compiere miracoli: rende più belli perché ci maschera e conferisce quello stereotipato aspetto da ispido procione che ci si aspetta da un villico galeotto.

La barba di Cage compirà quel miracolo che non è riuscito al mento di Keira Knightley?

“A che cosa pensi?” “A niente”

Uno scambio di battute che già suona come un coming-out.

(Nota di kekkoz: l’uscita di Joe è stata posticipata al 9 ottobre.)

LUCY

Besson torna alla regia dopo opere e produzioni tanto simpatiche quanto trascurabili, Morgan Freeman a grande sorpresa interpreta Morgan Freeman e il trailer sembra quello di un film di Gareth Evans se lo avessero sottoposto a un anno di castrazione chimica e Settimane della Moda.

È inutile che ne scriva, intanto lo andrete a vedere comunque, voi maschietti etero che probabilmente vi siete inflitti anche Under the skin pur di ammirare un po’ di pelle della simpatica e (più spesso dell’atteso) talentuosa marmottona bionda.

Che Lucy usi tutto il suo cervello in questa versione platinata di Nanà Supergirl è ininfluente: il miglior FX sarà sempre quel lieve movimento di schiusura delle labbra di Scarlett che spingerà l’utilizzo del vostro cervello verso una percentuale dell’8X1000 (ma non è una critica: all’ormone non si comanda neanche se sei Stephen Hawking e io riderei a qualsiasi battuta di Hugh Jackman).

BASTARDI IN DIVISA

Non comprenderò mai come questi scarti di celluloide per persone con il Q.I. di un bambino ingozzato a Cola e Ritalin approdino nelle nostre sale, ma non consigliatemi di dare un’occhiata al box-office ché ormai ho una certa e ci resto sul colpo.

In Bastardi in divisa residuati di (film à la) Scary Movie si fingono poliziotti perché è tanto divertente.

Di solito queste commedie non suscitano risate neanche in lingua originale, immaginiamoci adattate, ma ci sono le afro molto curvy che urlano le parolacce e YO e potete anche battervi la peluria adolescenziale sul petto quando vedete qualche tetta (moderatamente) scoperta.

Ai tempi dei miei furori giovanili almeno ci si travestiva in divisa per un po’ di role-playing. Mala tempora!

buca pasolini partygirl

LA BUCA

Il mio personalissimo problema con i film italiani è che sono gli unici che vorrei ascoltare doppiati, e lo so che le radici sono importanti, ma tra dizioni regionali, biascicamenti e presa diretta non comprendo il 20% dei dialoghi e poi magari non ricevo un’illuminazione da un monologo di Tony Servillo che mi avrebbe svoltato l’esistenza.

Dal trailer de La Buca si afferra appena la storia di furbizia all’italiana, ma la produzione punta su altro: la Bruni simpatica, reduce da Il capitale umano, Rocco Papaleo, che diventerà il Morgan Freeman dei comici, e un esuberante Castellitto che riesce a bucare persino quella calza che qualcuno ha dimenticato sulla telecamera (insomma, abbiamo capito che quello cinico era Maresco).

PASOLINI

Abel Ferrara è un regista capace di passare dal sublime al profondo trash nell’arco di uno stesso film.

A mia memoria è almeno da Mary che riesce a incasinare qualsiasi narrazione perdendola di vista, è diventato un punk anglicano da contrito cattolico-tossico che era.

Le recensioni festivaliere lasciano trasparire di nuovo questa sensazione d’incasinamento e trattare materiale umano così complesso e affascinante come il Pier Paolo nazionale è opera forse non adatta alla tempra viscerale e incontinente di Ferrara che, tuttavia, potrebbe stupirci.

Intanto, atterrito, ho fissato Scamarcio durante il trailer e una lacrima è scesa pensando a Remo Girone.

Le buone notizie sono che Dafoe sembra comunque (in)credibile e che non c’è Asia Argento.

PARTY GIRL

Camera d’Or a Cannes, il trailer sciorina commenti della critica che includono “bellezza, sensibilità, toccante, emotivo” passando per sorrisoni, umanità ai confini estetici dei freak (poi capisci che sono solo anziane solari) e smemorandate come “Quando ami non hai bisogno di compromessi”.

Se siete di quelli che si commuovono, viva l’amore a tutte le età, il low-budget che è tanto sincero, le rughe che c’ho messo una vita a farmele venire e che belli i programmi di Real Time sui matrimoni, accorrete.

La tipologia di film che m’indurrebbe a chiedere asilo politico a Boko Haram.

posh winter2 pongo

POSH

The Skulls era già imbarazzante, non è che ambientarlo a Oxford lo avrebbe potuto migliorare.

Oh, però ci sono Natalie Dorman, ragazzotti caruccetti, un morto, omertà da club esclusivo, la regista danese di An education: non vi sentite neanche un po’ titillati?

Io sono già nella sala accanto.

Qualunque film ci sia.

L’INCREDIBILE STORIA DI WINTER IL DELFINO 2

Morgan Freeman è deceduto lustri fa, ne hanno creato un ologramma e quando serve un momento retorico, ZOT, lo inseriscono nella scena.

Ecco perché lo vediamo in 35 film all’anno.

Almeno ha una scusa valida per essere presente, ma che pensare di Ashley Judd e Harry Connick Jr.?

Li avevo lasciati con dell’alluminio in testa in Bug e li ritrovo qui sull’orlo di una crisi nervi da rata del mutuo.

Suppongo sia il genere di film che i bambini costringono i genitori a vedere, ma spero che poi i genitori li abbandonino.

O il genere di film che i genitori mostrano ai figli per inculcare loro una sensibilità eco-animalista.

I serial-killer iniziano così la loro carriera.

PONGO IL CANE MILIONARIO

La presenza di un horror-maniaco duro e puro (uno di quei pignoli ossessivi che avrà visto sempre qualcosa di più estremo di quello che avete visto voi) è stata denunciata in una sala in cui proiettavano un film cartoonesco, con comicità alla Tom and Jerry, innocuo, adatto alle famiglie e con le prevedibili e sporadiche strizzate d’occhio agli adulti.

Alcune persone hanno giurato, sconvolte, di averlo sentito ridere sguaiatamente dalla sala cinematografica adiacente a un paio di sketch.

Una volta rivelati ad alcuni curiosi quali fossero, sapete già che cosa il losco figuro è stato costretto a fare.

(Ho scritto di Morgan Freeman, che per me è come Hugh Jackman per il dottor Cox, e di un cane finto: ora posso affermare di aver provato tutto nella vita).

***

(Nota di kekkoz: tra le uscite di questa settimana manca The Protector 2 di Prachya Pinkaew, mi scuso con Tony Jaa e con i suoi elefanti.)

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