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Nei cinema dal 14 maggio 2015

Ciao sono kekkoz e sono lieto di presentarvi l’autore dei pregiudizi di questa settimana, perché è una mezza leggenda della vecchia scuola dei blog e perché è una personcina deliziosa, anche se quando si presentò per farmi dei complimenti pensava che io fossi un’altra persona. True story!

Lui si chiama Andrea ma tutti quanti lo conoscete con il nome di battaglia di Benty, sul suo blog (dove purtroppo non scrive mai, ditegli qualcosa perdiana) potete scoprire che lo trovate un po’ ovunque, il resto della biografia invece lo scriverà lui stesso in 3, 2, 1.

ilracconto madmax onemoreday

Ciao, mi chiamo Benty e forse vi ricorderete di me perché fino a qualche anno fa vivevo in Grecia, insegnavo italiano, mettevo dischi e avevo un blog. Vabbè, molto più probabilmente no. Ma per fortuna adesso ho smesso. Tranne per la cosa dei dischi. La mia proverbiale lucidità ha affascinato Kekkoz sin da quando lo confondevo con Kekko Disappunto Farabegoli (“Hey, bellissimo il tuo pezzo sugli Shellac! Ma quanto ne sai anche di musica! Ma dove trovi il tempo di scrivere su tutti quei blog, eh?!”). So che in seguito Kekkoz ha riportato delle gravi lesioni al volto a causa degli innumerevoli facepalm a due mani che si è inflitto. E comunque almeno non sono mai arrivato al punto di credere che fosse anche il cantante dei Modà, e forse è proprio per questo che oggi posso scrivere anche io i miei ragguardevoli Friday Prejudice.

IL RACCONTO DEI RACCONTI

Matteo Garrone nel 2015 decide di tornare, dopo il premiatissimo Reality, con un film fantasy. Ehm. Sì, ho iniziato proprio così, reality/fantasy. Che faccio continuo? Sfodera un cast internazionale di gran richiamo (Cassel, Hayek, John C. Reilly). E sfodera anche Ceccherini. Il suo nuovo lavoro è basato su tre racconti tratti da “Lo cunto de li cunti” scritto dal napoletano Giambattista Basile nel Seicento. Garrone rivisita queste fiabe, le attualizza, le rende vive iniettandoci dentro una sana dose di realismo. Insomma, in pratica li fa scopare. Mh, vediamo, dove l’ho già sentita questa ultimamente… Dunque, dunque, aspetta… Delle storie di ambientazione fantastica, maghi, nani, re e regine, mostri, regni in guerra, intrighi e sesso. MUMBLE MUMBLE… No guarda, non mi viene in mente PROPRIO NIENTE. Brace yourself, Ceccherini is coming.

MAD MAX- FURY ROAD

Ho già prenotato i miei popcorn giganti allo tsatsiki nella multisala del paesello. Il reboot di Mad Max parte da premesse sfizioselle assai: gigantesche esplosioni, spettacolari inseguimenti di macchine zarre nel deserto, distopia, Scuola di Hokuto, dieselpunk a carrettate, sangue, post-apocalisse come se piovesse, inspiegabile motocross fra le dune, maleducati e bruttissimi psicopatici ovunque. E anche una gran fregna (che sappiamo non guastare mai) qui “interpretata” dalla notevole Charlize Theron. Eguaglierà l’ultraviolento Mad Max del 79? Rimpiangeremo il sequel western post-atomico dell’81? Credete che quando sarò sprofondato sulla poltroncina, mentre tutto attorno il mondo va a fuoco, penserò a questo? Lo sapete come si chiama il regista di Mad Max? George Miller, ma il suo vero nome è Giorgos Miliotis. Un australo-greco, capite? GRECO! Vi sembra una coincidenza che sia io a scrivere i Friday Prejudice proprio oggi? NON CREDO AFFATTO.

ONE MORE DAY

Andrea Preti, regista e protagonista di questo film drammatico, ha 25 anni e vanta un passato da modello. Ma lui non è solo bello fuori, è addirittura bello dentro e, sebbene nessuno gliel’abbia chiesto, qui ce lo dimostra. Sappiamo tutti che non è da queste cose che si giudica un attore o un regista, bensì dal coraggio: gli diamo dunque atto che, per rimettere in pista Stefania Rocca dopo i fasti di Tutti Pazzi Per Amore, il coraggio non gli manca affatto. La storia del ragazzo introverso ma brillante che s’innamora della psicologa malata, fra acting coach, padri morti e madri in depre dura passa in secondo piano, oscurata da dialoghi sontuosi, a metà fra The Lady e Sogni D’Amore e, soprattutto, da una recitazione di abbaiante bellezza. Sì, proprio nel senso di CAGNE MALEDETTE, quello di GIOJEJERE. Candidatissimo al premio Maccio Capatonda 2015. (Trailer)

calvario animali nomieco

CALVARIO

Con tutti i preti e le suore che affollano i piccoli schermi qui in Italia, evidentemente non c’era spazio sul grande schermo per l’acclamatissimo Brendan Gleeson nei panni di padre James Lavelle, il protagonista di Calvario, uscito nel resto del mondo nel 2014. Il regista John Michael McDonagh racconta la storia del parroco di un piccolo villaggio irlandese minacciato di morte durante la confessione da un misterioso parrocchiano. Costui vuole vendicarsi degli abusi sessuali subiti quando aveva sette anni, commessi però da un altro prete, deceduto nel frattempo per cause naturali. Per padre James inizia il calvario: ha sette giorni di tempo per scoprire chi lo vuole morto. Inizia un thriller venato di black humor, un conto alla rovescia per scoprire il futuro killer fra una fauna di personaggi inquietanti, eccentrici, problematici ossia i parrocchiani della sua comunità, fra cui riconoscerete Littlefinger di Game Of Thrones. Se non vi piace padre James, potete sempre ripiegare su Don Matteo o Che Dio ci aiuti.

ANIMALI NELLA GRANDE GUERRA

Altro che i gattini di Facebook: un documentario di Folco Quilici dal titolo sufficiente a dare nuova forza all’espressione NO, GRAZIE, GUARDA, COME SE AVESSI ACCETTATO. Inizialmente avevo memorizzato il titolo come Grandi animali nella grande guerra e mi ero immaginato una cosa fichissima con i dinosauri e i mammuth che combattevano contro Hitler e i nazisti. Invece no, purtroppo.

NOMI E COGNOMI

Un Lo Cascio Lo Verso intenZissimo, a partire dalla folta barba bianca, da sempre indiscusso segno di intenZità, è il giornalista Domenico Riva. Riva torna al suo paesino del meridione con la famiglia e assume la direzione di un quotidiano, Il Paese Del Sud (sic). Si circonda di giovani, nessuno dei quali sembrerebbe assunto a tempo determinato (elogio del renzismo?) e la cui religione è la ricerca della verità attraverso i fatti, l’etica professionale che non accetta compromessi, la coerenza, la determinazione. Mica come voi che state sempre a farvi i selfie mezzi ignudi su Instagram! Il giornalismo d’inchiesta de Il Paese Del Sud (ma davvero? ma perché?) denuncia eroicamente il malaffare delle nuove eco-mafie. Che per l’occasione sfoggiano degli inusitati foltissimi baffoni neri. La popolazione si indigna, ma sul serio, non solo su Facebook lanciando hashtag tipo #gattiniperSalvini, e le mafie prevedibilmente s’incazzano. E una sfavillante Maria Cucinotta, moglie di Riva, a un certo punto si preoccupa tantissimo, povera.

Si tratta di un nuovo genere, il social-fantascientifico: italiani che comprano e poi addirittura leggono i giornali e alla fine s’indignano pure e giornalisti che fanno irreprensibilmente il proprio mestiere. Come se il boxino infame di Repubblica non fosse mai esistito.

Questo è IL film impegnato, che racconta la storia degli eroi di tutti i giorni, i giornalisti con la schiena dritta, l’entusiasmo dei giovani, il potere della parola, il coraggio della denuncia a ogni costo, dell’amore per la Giustizia. Sentite quel sibilo sinistro? Sì, sono i vostri testicoli. Si tratta di un violento attacco di orchite fulminante che non vi permetterà di oltrepassare la soglia di casa e godere di quest’opera di denuncia civile. Un film che piacerà invece tantissimo a Fazio, Gramellini e Saviano. I buoni sono buoni. I cattivi cattivi. Avvincente. Ma piuttosto picchiatemi fortissimo con un bastone sugli stinchi ché soffro meno. (Trailer)