Ciao sono kekkoz e vi lascio subito all’autrice dei pregiudizi di questa settimana perché ne vale davvero la pena, altro che ciance. Lei si chiama Francesca, potreste avere letto i suoi memorabili e assai lunghi pezzi su Inkiostro (se avete la fortuna di “conoscerla su Facebook”, invece, è una lettura quotidiana obbligata), in caso contrario ve la presento io. Francesca, i lettori. Lettori, Francesca.
Ciao. Mi chiamo Francesca e ho un passato da cinefila. Ai tempi della mia cinefilia – che per comodità chiameremo Fase Uno – Kekkoz era un duenne che non aveva ancora imparato a dire miyazaki, io ero giovane ma lui di più. Dopo sono invecchiata precocemente, sono diventata più logorroica di Giorgio e sono entrata in un’instancabile
Fase Due: Ciao. Mi chiamo Francesca e da quindici anni sono madre. Non vado al cinema dal 1999. È noto che quando diventi genitore non solo non vai più al cinema (I migliori amici dei genitori? Ritalin e torrent), ma anche non fai più niente di niente se non pregiudicare il mondo e abbruttirti sui gruppi di whatsapp delle mamme. Ho QUATTORDICI film in uscita, QUATTORDICI dico (e neanche uno con James Franco), per cui son tutti cazzi vostri, cominciamo.
INSIDIOUS 3
Di solito non mi fido dei gusti cinematografici di Figlio Numero Uno, soprattutto da quando l’ho portato in piazza maggiore a vedere Fronte del porto che aveva sei anni e lui si è addormentato dopo due minuti. Qui però non ho grosse alternative, tra tutti gli uomini che vivono con me lui è ragionevolmente, vista l’età di merda che ha, poveraccio, l’unico ad aver visto il primo e il secondo Insidious. Li ha visti perché glieli ha consigliati Federico Bernocchi per fare brutto alle serate horror delle medie. Di Insidious 3 so solo che 1) è un horror, 2) è il terzo di una saga horror, 3) è un sequel ma anche no perché si chiama Insidious 3: l’inizio, quindi parrebbe un prequel, insomma è un sequelprequel, 4) Numero Uno ha visto i primi due in una serata horror a casa dell’Elena, e credo che quando nel primo a un certo punto entra in scena un golem (sic!) lui e l’Elena abbiano limonato, ma non ne sono sicura. Comunque mio figlio sostiene l’infallibilità della sua Teoria dei Tre: prendi una qualsiasi trilogia, dice Numero Uno. “Il primo è una figata, il secondo fa cagare, il terzo riscatta il secondo, ma mai ai livelli del primo”. Sarà vero anche per Insidious? Se la smette di limonare, magari glielo possiamo chiedere direttamente a lui dopo che l’ha visto.
FURY
“Mamme!!!” scrivo sul gruppo whatsapp delle MdM (Mamme della Materna). “Esce un film con Brad Pitt!!!”
“BONAZZO!!!!11!” scrive la mamma infermiera che trafuga anfetamine al lavoro.
“Un film di guerra!!!” scrivo.
“MI SA DI TROPPO LENTO!!!” scrive la mamma nevrastenica.
“Film d’amore???” chiede la mamma depressa.
“Qualcuno ha trovato la nostra ciotolina di Frozen?” scrive una che ha sbagliato gruppo.
“COMUNQUE BRADFIGOOOOOO” scrive la mamma sotto anfe.
Segue tripudio di faccine cuori dita a cuori gattini peluche e coriandoli.
“Ragazze” scrivo. “Leggete qua: Shia LaBeouf non si è mai lavato durante tutte le riprese”
Sento che sto per svuotare la pista.
“C’è il figlio di Clint Eastwood che sta settimana me lo ritrovo in ben due film alla faccia di James Franco” scrivo. “C’è pure Percy Jackson che se non me lo diceva Numero Uno col cazzo che sapevo chi era, Quello è Percy, mi fa lui davanti al trailer, Percy chi? gli faccio io, Ma come? mi fa lui, Quello è Percy, mi fa poi si alza e mi lascia lì”.
“QUANDO RAGAZZE, ANDIAMOCI QUANDO PURCHÉ NON È IL VENERDI IL VENERDÌ C’HO IL CORSO DI LATINOAMERICANI RAGAZZE PENSATE PURCHÉ NO VENER TUTTE NOI MAMME LIBEREEEE!!! A VEDERE UN FILM D’AMORE!!! NO VEN VI SCONGIUROOOO” scrive la mamma indovinate quale.
“NON È UN MALEDETTO FILM D’AMORE CAZZO” scrivo. “È UN CAZZUTISSIMO FILM DI GUERRA”.
“Ohhhhh”. Faccine di delusione e pollicioni inversi.
“Shia l’ha fatto ANCHE per voi” scrivo. “Se non si è lavato” scrivo. “Se non si è lavato, Shia, l’ha fatto per voi” scrivo.
“Io comunque ho sempre preferito jonnydep” scrive dopo un po’ di silenzio la mamma depressa.
“Qualcuno ha trovato una ciotolina di frozen?” scrive quella che ha sbagliato gruppo. “Abbiamo perso la ciotolina di frozen”.
LE REGOLE DEL CAOS
Ho scoperto che il regista di questo atroce film in costume, in cui Kate Winslet è una giardiniera obesa spettinata e protofemminista e Stanley Tucci è un protoomosessuale che non lo può dire, il regista, dicevamo, è Severus Piton. Capite? Piton, lui, il meganerd di Howgarts, quello dell’avada kedavra a Silente, lui, Piton, diamine, mi sono esaltata come una stronza, Piton, vorrei tantissimo abbracciarti, fratello. Poi il film, ripetiamolo, è una roba che piuttosto mi farei fare una maledizione cruciatus da un mangiamorte, e niente, a un certo punto leggi e studia e scopri pure che Piton è Hans Gruber il cattivone nazi di Trappola di cristallo. Cazzo. Piton è HansGrubereraGaryCoopercoglione, magari voi lo sapevate già, io no. In ogni caso non sarà questo a salvarlo: sta comunque proponendomi un film in costume in cui Kate Winslet è una giardiniera obesa alla corte di Luigi Sailcazzo. Protego maxima.
(comunque son riuscita a scrivere un pregiudizio su Kate Winslet senza infilarci dentro la frase “sepesavamenocistavanotutt’eduesullazattera”. Ricordatemi per questo.)
ACCIDENTAL LOVE
È un film girato sette anni fa da un tizio disturbato che solo dopo molte risse su vari set con gente a caso farà Il lato positivo e American Hustle. È un film rinnegato da praticamente tutta la troupe, regista compreso, e quindi esce oggi, dopo sette cazzo di anni, che culo eh. È un film in cui a un certo punto a Jessica Biel le si pianta un chiodo nel cervello, a causa di ciò Jessica Biel cambia personalità, diventa una malata di sesso, vorrebbe trombare Jake Gyllecoso che invece la sfrutta per far carriera politica ma poi si innamora, Jake Gyll si innamora di Jessica Biel che però continua ad averci il chiodo, insomma mettendo insieme il tutto (compreso il fatto che Jennifer Lawrence l’unico motivo per andare a vedere i film di sto tizio da sette anni a questa parte quando è stato girato questo non era manco maggiorenne) mi sembra proprio il caso di telefonare al mio neuropsichiatra di fiducia.
“Secondo te è uhm neurologicamente possibile che a Jessica Biel a un certo punto le si pianti un chiodo nel cervello e quindi accusi problemi di ipersessualità?” dico.
“Jessica Biel è una gran topa” dice lui.
“Sì. Ok” dico io. “Ma mi interessava sapere se_”
“Vorrei incontrarla, Jessica” dice. “Jessica nei suoi momenti sex addicted” dice. “Che topa, Jessica” dice.
“Questo regista è un amico di Wes Anderson e forse anche di Shia LaBeouf. Gira dei film e poi li molla lì a un tantino così dalla fine delle riprese. Se non c’è Jennifer Lawrence si sente perso e un pochino anche noi” dico.
“Jennifer Lawrence è una gran topa” dice lui.
“Beh, oddio, dai, su, è carina” dico io. “Topa topa non direi, ecco” dico.
“Topa topa, ti dico.”
“D’accordo. Topa topa. Comunque nei suoi film c’è sempre un insistere un tantino maniacale sui disturbi della personalità, oddio, magari in American Hustle la cosa è meno pales_”
“Dio dio dio, fermi tutti” dice. “Quella GRAN TOPA di American Hustle” dice.
“Amy Adams. Dicevamo i disturbi, gli eccessi comportamentali, la dipendenza sessuale_”
“Cosa. Diamine. Mi. Hai. Fatto. Tornare. In. Mente” dice. “Che TOPA pazzesca” dice.
“Sì. Ok” dico io.
“Dicevi?” dice.
“No niente. Il film comunque è tratto da un libro scritto dalla figlia di Al Gore” dico io.
“Topa?” chiede.
“Ma che ne so io” dico.
“Sarà topa anche lei” dice lui.
“LA FIGLIA DI AL GORE?” dico.
“Ci scommetto che è topa” dice.
È ARRIVATA MIA FIGLIA
E siamo così giunti anche all’immancabile film Sundance. Non c’è James Franco e probabilmente si tratta del film più brutto di tutta la storia del Sundance. È un film brasiliano in cui la figlia di una serva brasiliana per un periodo va a trovare la madre nella casa dei padroni ricchi brasiliani e subito decide che la madre si fa trattare un po’ troppo da serva (quale lei è, tra l’altro, quindi un grandissimo ESTICAZZI) dai padroni ricchi, e lei, la figlia, che dev’essere una stracciapalle non da poco, decide di non farsi mettere i piedi in testa dai padroni ricchi della madre, pretende di fare il bagno nella piscina dei padroni ricchi della madre e fa fumare le canne al figlio minorenne dei padroni ricchi della madre, il tutto servito su un letto di favelas. Probabilmente la figlia della serva e il figlio minorenne dei padroni trombano, ma forse no, dato che nei film indie del Sundance se sei etero al massimo ti abbracci. In ogni modo è una commedia con risvolti sociali senza gnocche brasiliane, dove le donne sono forti e si riscattano, una commedia dove i proletari sono poveri ma buffi, i padroni ricchi ma buoni, le donne cesse ma brasiliane, una commedia tutta al femminile, insomma la classica roba da professoresse in pensione al primo spettacolo pomeridiano che a me mi fa venire tanta voglia di prendere a sprangate lo schermo.
LA RISPOSTA è NELLE STELLE
“Titolisti italiani!” dico ai titolisti italiani.
“Oh” dicono i titolisti italiani.
“Lo sapete” dico io.
“Cosa?” dicono loro.
“Dai, titolisti” dico. “Lo sapete. Le. Cazzo. Di. Stelle” dico io.
“Non è colpa nostra” dicono in coro. “A sto giro Non. È. Colpa. Nostra.” dicono.
“Ah no, eh?” dico io. “È colpa delle stelle? Ahahhh. Ridete, titolisti!” dico.
“…”
“Non ridete?” dico.
“No” dicono i titolisti italiani. “È colpa degli editor del libro di Nicholas Sparks” dicono i titolisti in coro.
“È colpa degli editor, dicono loro” dico.
“Dai” dicono i titolisti italiani. “Non è così, uhm, grave” dicono loro.
“Non è così, uhm grave dicono loro” dico io. “Sentili” dico.
“È un film di merda” dicono loro. “Cosa potevamo fare” dicono.
“Ma c’è Alan Alda” dico io.
“È un film di merda” dicono i titolisti.
“C’è il figlio di Clint Eastwood che fa il bull rider” dico io.
“È un film di merda” dicono.
“Ci sono battute memorabili tipo L’amore richiede sacrifico, Io non so cosa fare ma so che voglio provarci, le ho già scritte sulla smemo di mio figlio” dico io.
“È un film di merda” dicono.
“Comunque lui le ha cancellate” dico io.
“Ok” dicono loro.
“Con il napalm, le ha cancellate” dico.
FUORIGIOCO
FUORI DAL CORO
IL COLORE VERDE DELLA VITA
L’altro giorno sono andata a farmi una colonscopia. Io non so se avete mai fatto una colonscopia nella vita, ma ve la consiglio vivamente. Per me la colonscopia è stata un’esperienza lisergica senza precedenti, “MI DROGHI” ho urlato al mio colonscopista sdraiandomi sul lettino, “Ai suoi ordini” ha detto il colonscopista, poi abbiamo cominciato a parlare del più e del meno, tipo di Cannes, lui, il mio colonscopista, mi diceva si rilassi, io gli dicevo pensi un po’ se ci avevamo la lobby a Cannes, pensi gli dicevo, lui diceva stia ferma per favore, io dicevo se ci avevamo la lobby a Cannes sti tre capolavori della cinematografia italiana col cazzo che uscivano nel primo weekend di giugno con la gente che ci ha da fare e deve andare al mare a marina di ravenna a bere i mohiti dicevo, lui diceva abbiamo quasi finito, io dicevo pensi i Coen che dopo la santissima trinità vedono sti altri tre film qua, lui diceva la prego stia ferma per carità, la faccia dei Coen dicevo io, sa cosa posso fare? faccio che sti tre film li metto insieme nei pregiudizi, altroché trinità dicevo, eccola qua la lobby, IO sono la lobby, dicevo, poi lui mi ha detto finito, io gli ho detto finito?, lui ha riso di gusto, ha buttato qualcosa nel cestino dei rifiuti ospedalieri e mi ha regalato il cd con un video di 17 minuti di piano sequenza del mio intestino.
SEI VIE PER SANTIAGO
Secondo me questo è bello. Mi gioco la seconda bomba della settimana qua, sulla via per Santiago. Mi piacciono questi film documentari montati come fossero una fiction figa, personaggi allampanati che dicono cose un po’ a cazzo, le storie che si intrecciano tra di loro un po’ a cazzo, ma tutto è tenuto insieme da una roba che nella mia vita non farei manco per il cazzo (il cammino per Santiago) che sì, lo so, dev’essere una gran figata e infatti andiamo al cinema a vedere gli altri che lo fanno, a posto così, su.
UNA STORIA SBAGLIATA
Per questo film, il cui trailer ricordiamolo inizia con un tizio ubriaco che canta de andré al karaoke, avrei voluto fare un argutissimo parallelo con il saggio di Foster Wallace sul cinema porno, ma non trovo più la mia prima edizione dell’aragosta, qualcuno deve avermela inculata, quindi per favore se siete lettori di kekkoz e siete stati a casa mia almeno una volta siate sinceri con voi stessi, potete anche restituirmela anonimamente tramite kekkoz, non vi succederà niente, grazie.
Comunque, dannazione, mi serviva, quel maledetto saggio, perché Isabella Ragonese la fan più o meno sempre trombare. Un’altra che la fan sempre trombare è Jasmine Trinca e d’altra parte io me le confondo un po’ tutt’e due, Jasmine e Isabella, perché tutt’e due devono sempre trombare, più o meno in ogni film che fanno, quindi io se fossi Jasmine o Isabella direi ai registi Oh, io mi sarei rotta anche i coglioni di trombare più o meno in tutti i film, e mi sa che il saggio di Foster Wallace a questo punto sarebbe stato davvero molto utile per andare avanti nel dialogo, peccato. Tavarelli, il regista di questo film italoimpegnato ambientato un po’ in iraq un po’ al sud italia, dove Isabella Ragonese, se non sta trombando, fa un’infermiera che cura i labbri leporini dei bambini iracheni e nel tempo libero indovinate cosa fa un po’ in iraq un po’ nel sud italia, dai che lo sapete anche senza Foster Wallace, Tavarelli, si diceva, io l’ho incontrato quando ero giovane e me lo ricordo come una persona piuttosto triste. E infatti in tutti i comunicati del film lui è presentato come quello che “torna al cinema dopo lunga assenza”, che secondo me è una delle frasi più tristi del mondo, non so perché ma è così. In ogni caso il tizio che fa karaoke ubriaco su de andré non è neanche lontanamente bravo come me e filippo quando facciamo luci a san siro.
EISENSTEIN IN MESSICO
E siamo arrivati anche al film di Greenaway, con cui io ho dei GROSSISSIMI problemi d’intolleranza. Magari a voi vi piacciono tutti quei giuochi di luce e citazioni pittoriche. Tipo al mio fidanzato gli piacciono un sacco e il fatto che io non abbia mai finito un film di Greenaway è causa di disagi casalinghi abbastanza pesi. Maestro, lo chiama il mio fidanzato, lo capite anche voi che.
“Maestro di che?” chiedo.
“Maestro” dice lui.
“Anche a Minghi gli dicono maestro” dico io.
“Stai zitta” dice lui.
“Pensa un film di Greenaway con la colonna sonora di Minghi” gli dico.
“Stai zitta” mi dice.
“In realtà dietro a tutto quel Vermeer batte un cuore di trottolino amoroso” dico io.
“Ci vado da solo” dice lui.
“Chi è che ha deciso che Greenaway e Minghi sono maestri?” dico. “Perché proprio loro due” dico.
“Loro due sì e un sacco di gente no” dico io.
“Vado da solo al cinema” dice. “Tu stai con i bambini” dice. Poi esce sbattendo la porta.
DIOR AND I
Lo sapete tutti chi avrebbe dovuto scrivere questo pregiudizio. Non fate finta di niente. Io sto alla moda come i pastori transumanti di Roaschia stanno alla moda. Una volta ho vissuto un mesetto a Parigi (sì, faccio la figa) perché dovevo vedere certi film à la Cinémathèque per la mia tesi al Dams, roba di decapitazioni fine ottocento nelle piazze pubbliche, e in casa con me c’era una tizia profumatissima piena di bracciali che lavorava con Tom Ford. Ora, a parte che quando me l’ha detto io ho pensato a un formaggio puzzolente francese, tipo Tonfort, e solo moolto dopo ho capito chi era Tom Ford (cioè circa quando Tom Ford è venuto via da Gucci), la cosa bella è che quando fai il Dams, il Dams diventa un po’ la tua piccola Corea del Nord. Cioè ti sembra che tutto il mondo viva di Murnau, Grotowski e decapitazioni nei film muti francesi, non è possibile che, insomma, esista un mondo al di fuori di quello, cioè non lo sai proprio che esiste. Finché non bussa alla tua porta una tizia profumatissima, si siede nella poltroncina di fianco a te che stai leggendo Sorvegliare e punire, lei sfoglia distrattamente Vogue France, guarda le tue scarpe con sufficienza, guarda quella macchia di crèpe al grand marnier sulla maglietta, non sa che quindici anni dopo finirà perculata in un pregiudizio su un film che avrebbe dovuto pregiudicare la ehm moglie del tenutario del blog, e la suddetta moglie avrebbe fatto carte falsissime pur di pregiudicarlo e piazzargli lì una bella bombetta, e invece NO, tocca a me che non so neanche che differenza c’è tra una Louboutin e una ciavatta da mare, però chiedetemi tutto di Murnau (Grotowski no, che non me lo ricordo più) e comunque gli metto la pecora.
(Perdonami Sara)
CINEMA KOMUNISTO
E all’improvviso parte una canzone tipo BREGOVIC! Ecco, ci siam capiti.
FUORIGIOCO e FUORI DAL CORO troppo brutti per le parole umane?
ok, ho capito dopo.
scusate.
(immortale il consiglio dei genitori di Paolini al medesimo: “Te, prima di parlare, LEGGI”)
Finale epico!
Stending ovescion. Francesca Rimondi tutte le settimane.
Qualcuno ha visto la ciotolina di Frozen?
Ahahah, fantastici questi pregiudizi!
Pero la Teoria dei Tre è ovviamente fallace.
Ma tonando a Greenaway, Maestro anche per me, anche più di Minghi, perchè a interpretare Ejizenstein ha chiamato Ficarra?
ma mettere qualcuno che ne sa qualcosa di cinema a fare i pregiudizi? no eh?
Ho megustato assai. Thumbs up!
secondo me ci capisce, di cinema, francesca.
ma, comunque ci ha il senso dell’umorismo che, in genere (e per scrivere i pregiudizi in particolare) è assai utile e dilettevole
strepitosa, molto bene, grazie.
forse vado a vedere fury e per entrare meglio nello spettatore che ci crede faccio anche io come LaBeouf (co sto cognome da mucca scommetto che è vegetariano salvo che per gli steroidi): non mi lavo per almeno una settimana prima di andarci.
Premesso che rispetto e condividi lo spirito che anima questo blog, che praticamente rimane, per me, una lettura spesso determinante, avendo ieri sera visto: “È arrivata mia figlia”, segnalo che il film è molto più complesso di quello che possa apparire dal trailer.
Nulla di quello immaginato nel post corrisponde a quanto narrato nel plot.
Cioè, rivaluto questo film, e per quello che possa ancora valere il mio parere, personalmente, ne consiglio la visione.
È davvero una buona sceneggiatura, fidatevi.
Rob.