Bella addormentata è il nuovo film di Marco Bellocchio, è stato presentato a Venezia qualche ora fa (accolto decisamente bene: non sorprendetevi se dovesse vincere un premio grosso) e racconta di alcuni personaggi tipo Toni Servillo, Alba Rohrwacher e Il Giovane Montalbano le cui vicende personali professionali eccetera toccano in qualche modo le ultime settimane di vita di Eluana Englaro. SDUNG? Ora, raga, ci sono pochi registi da cui mi farei propinare una roba simile. Tantomeno italiani. Per nostra fortuna, uno di questi registi è Marco Bellocchio, la cui carriera vale ampiamente come bollino di garanzia anche per la più improponibile delle pallonate sull’inguine. Senza tirare fuori i suoi esordi, vorrei ricordarvi che stiamo parlando del regista di Buongiorno, notte e Vincere, ecco tutto. Bomba e stare zitti.
The Bourne Legacy è il nuovo film della saga di Jason Bourne, con una sostanziale differenza: non c’è Jason Bourne e non c’è Matt Damon, che appare nel film in qualità di fototessera sbiadita. Cos’è successo? Lo sceneggiatore della trilogia Tony Gilroy doveva finire di pagare le rate del mutuo, Matt Damon invece è uno che paga tutto in contanti: ne è venuto fuori una specie di spin-off diretto proprio da Gilroy in cui, grazie al cielo, la parte del protagonista Aaron Cross è stata data a uno ganzissimo, vale a dire Jeremy Renner, e quella della controparte femminile a una delle donne più incredibili del mondo, vale a dire Rachel Weisz, una che quando appare sullo schermo ti sembra di vedere Dio In Persona pure se stai guardando lo spin-off di una trilogia di cui ti è sempre fregato tanto così in prima battuta. La verità è che ho già visto questo film (non ne ho ancora scritto di là, sono indietro, ero malato, ho un gomito che mi fa contatto col piede) e vi dirò, non è affatto male, fa il suo porco lavoro e poi c’è un’overdose di Rachel Weisz con i capelli raccolti e col camice da piccolo genio della chimica, e insomma, mettiamola così: se non l’avessi visto sarebbe stato un pensatore e quindi.
Come non detto è una commedia italiana su un ragazzo romano che non riesce a fare coming out con i suoi genitori fino a quando il suo fidanzato spagnolo, ignaro di questa sua indecisione, non gli capita in casa a sorpresa. Considerando l’imbarazzante tenore medio con cui il cinema italiano affronta l’omosessualità in generale (vedi sotto) c’è sicuramente il rischio di un’altra roba tutta sbagliata, ma la sensazione a pelle, basata sul trailer e su due o tre cose lette in giro, una volta scansata la presenza ingombrante del pezzo omonimo di Syria, è che l’esordiente Ivan Silvestrini potrebbe essere riuscito a imbroccarla. Ho detto potrebbe! Intanto il protagonista ha un migliore amico che fa la drag queen e lo sapete chi è questo suo amico? È OMIGIDIO. E ho detto tutto. Nota a margine: il babbo è DUCCIO PATANÈ. La mamma invece è Monica Guerritore, che quindi si intasca già una nomination per il Premio Monica Guerritore del prossimo anno. Ci portiamo avanti.
Impepata di Nozze è prima di tutto un film che esiste davvero. Ho controllato. Esiste un film che si chiama Impepata di nozze. Io non sono mica una persona seria, perché la prima volta che l’ho letto ho ridacchiato tra me e me. Dai, la dico tutta, sto ridacchiando ancora adesso. IMPEPATA DI NOZZE. Il film ovviamente è una commedia, veicolo del comico napoletano Paolo Caiazzo, uno che ha fatto il giro delle trasmissioni di cabaret quindi partiamo già malissimo. Nel trailer c’è una gag che mi ha fatto sorridere con annessi sensi di colpa (lui scarica una tipa figa perché gli fa proposte oscene ma sbagliando i congiuntivi), per il resto lasciamo perdere. Dico, la trama è lui che si finge gay per conquistare un’altra tipa fidanzatissima, e a quanto pare la sua simulazione di un gay è “indossare una sciarpa”. Lasciamo. Perdere. Per capire ancora di più quanto il film sia sul pezzo: il trailer si apre con Sandra Milo che urla “CIRO!” e lui risponde “Mamma, ma io mi chiamo Michele!”, che per uno venuto su negli anni 90 è una cosa che ha ancora un senso, però dai, insomma. C’è pure uno dei Trettrè. SOLO UNO?
L’Intervallo è già in una ventina di sale dal 5 settembre ed è un altro film italiano ambientato a Napoli, ma stavolta butta decisamente meglio: il primo film di finzione del documentarista Leonardo Di Costanzo, presentato a Venezia in Orizzonti, è uno dei titoli della Mostra di cui ho sentito parlare meglio, nonostante la visibilità limitata della sezione collaterale. Il trailer è davvero molto promettente, a modo suo. Basta così?
Ribelle – The Brave è il nuovo film della Pixar, uscito già il 5 settembre, l’ho già visto un paio di volte, è bellissimo, ma non avendo bisogno di troppe presentazioni non vorrei soffermarmici troppo. Riassumo: primo, sembra più un film Disney che un film Pixar, fatevene una ragione prima di entrare in sala, il trauma della Pixar che non fa solo capolavori l’abbiamo già affrontato con Cars 2, ora possiamo tranquillizzarci, diventare grandi, e accettare che possano fare un film bellissimo e basta. Secondo, se dopo aver visto mesi di trailer pensate di sapere già dove voglia andare a parare, sappiate che probabilmente andrà a parare da un’altra parte, almeno, per me è andata così. Terzo, è davvero bellissimo. L’ho già detto? Quarto, prima del film c’è il solito corto-capolavoro, si intola La Luna, è diretto dall’italiano Enrico Casarosa, e quei 5 minuti di meraviglia ripagano ogni centesimo del biglietto e pure tutti i vostri noiosissimi dubbi. Un plauso sarcastico agli articoli inglesi a casaccio nei titoli italiani.
Shark è un film australiano in 3D di poco conto da vedere giusto se avete una cosa per i film in cui vi lanciano addosso i comodini, ma è anche uno dei film con la trama più matta degli ultimi tempi: un gruppo di persone intrappolato nei sotterranei di un centro commerciale! Dopo che un violento tsunami l’ha completamente sommerso! E lo tsunami si è portato dietro un branco di squali bianchi! IN TRE DIMENSIONI! Io avrei finito.
quoto qualsiasi cosa si dica sulla dea Rachel Weisz, ma al di là delle cose ovvie sei già il secondo (!) nel giro di pochissime ore che mi dice che The Brave è più un film da Disney che non un film Pixar.
Affermazione alla quale io, non più giovanissimo, rispondo con un cenno di approvazione nemmeno troppo nascosto. Back to the roots :p
SIETE DEGLI OMOFOBI DI MERDA!
(Lo dico prima, così anticipiamo)
Comunque, su RIBBELLE, finalmente posso dire la mia: voi dite che non è un film Pixar, ma cosa è un film Pixar? Cosa lo caratterizza? Per me è l’approccio “diverso” alla trama cartonistica classica, e anche un po’ l’intreccio fra generi. È mi pare che RIBBELLE rientri tranquillamente nella categoria, perché sembra un Disney, ma nella trama di Disney ha poco alla fin fine. E pensa cosa sarebbe stato se quei MASCHILISTI DI MERDA (lo dico prima, così anticipiamo) della Pixar non avessero silurato l’unica regista con la figa presente nel loro gruppo.
FIGOFOBI DI MERDA!
lo si capisce a “pelle” quale sia la differenza tra un Disney classico e un Pixar
La differenza fra “film Pixar” e “film Disney” nella testa di tanti è la stessa che c’è fra DMAX e RealTime.
Taglio le palle al prossimo che dice la parola “Pixar”.
Impepata di nozze- , regia di Angelo Antonucci , con Paolo Caiazzo, Yuliya Mayarchuck.
YULIYA MAYARCHUCK!
Ma si trova in rete il plot originale di Brave, quello che cambiarono dopo aver cambiato la regista?
adoro il fatto che tu abbia così favorevolmente recensito il nuovo disney… e che non me l’abbia “rovinato” con troppi dettagli…
secondo me brave è mooooooooooolto pixar: voglio dire, parliamo forse della prima principessa della storia delle principesse che agisce per difendere la propria libertà e proteggere la propria famiglia le cui azioni NON sono mosse dall’amore per il principe di turno.
Insomma, la ragazza è indipendente e la realizzazione personale è l’unica molla che muove le sue azioni nel bene e nel male e mi sembra un gran bel risultato( sarà anche femminista, ma finalmente abbiamo dato un calcio a secoli di inculcamento matrimoniale disneyano per la miseria).
Oltretutto, c’è questa cosa del rapporto madre figlia duro e crudo intorno al quale gira praticamente tutto il film e che secondo me è l’elemento più pixariano possibile.
va bene la smetto rimando alla mia recensione prima di scrivere un poema epico: http://firstimpressions86.blogspot.com/2012/07/brave.html
Esatto, Alessia.
Per quanto mi riguarda, il film è Pixar in quanto non segue gli stereotipi della “fiaba” (disneyana o meno): la protagonista non agisce in funzione di un uomo, mai. Neppure quando agisce in funzione di una persona diversa da sé.
E in più, gli uomini – tutti – non ci fanno una splendida figura.
“Shark, un gruppo di persone intrappolato nei sotterranei di un centro commerciale! Dopo che un violento tsunami l’ha completamente sommerso! E lo tsunami si è portato dietro un branco di squali bianchi! in tre dimensioni! Io avrei finito”.
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E invece ti sei dimenticato di dire la cosa più rilevante… al banco frigo del supermarket del centro commerciale sono finiti i SOFFICINI!!!
Uhm…a me LA CORAGGIOSA non ha fatto impazzire, forse proprio perchè me lo aspettavo molto più P… ehm…non Disney, mentre invece è davvero molto Disney, più fruibile dai genitori che dai bambini cresciuti (quali siamo noi). Inoltre la principessa protagonista mi sembra persino più Disney di Rapunzel (Laura Chiatti must die).
“C’è pure uno dei Trettrè. SOLO UNO?” = best line ever.
Mr Omicidio dopo Supercane mi sta anche bene, come drag, dai…
Raevan, Laura Chiatti è il male e il doppiaggio italiano non lo augurerei a nessuno( io la coraggiosa per un colpo di fortuna l’ho potuto vedere in lingua), ma più disneyana di Rapunzel non mi sembra, a maggior ragione considerando che alla fine Rap finiva col classico matrimonio in grande stile( rimando al commentone di sopra).
aggiungerei anche che l’elemento più disneyano di tutti, alias il cattivone di turno AKA strega cattiva matrigna perfido mago etc qui non esiste, ma i veri villaindella storia sono l’orgoglio e l’egoismo( Mor’du per l’appunto, non è un vero antagonista e la strega nel osco è una vecchietta assolutamente adorabile): a me questo continua a sembrare moooooolto ma mooooolto pixar.
bosco, pardon.
Io lo risottolineo: il problema è che non si trattava di un film per maschietti. Non c’erano le pistole, i cowboy, le astronavi, i robot, e soprattutto non c’erano i maschietti protagonisti.
Perché – a meno che non mi spiegate diversamente le vostre ragione – la sensazione è che il film “non è Pixar” perché c’è una donna come eroina, e il rapporto figlia-madre come argomento.
Alessia, c’hai ragione: il paragone con Rapunzel è stato un po’ esagerato, lo ammetto…
In effetti, non riesco a definire bene quale sia quel gradiente che mi fa percepire, in maniera abbastanza distinta, la differenza (anche se qui per Brave non è un salto netto, effettivamente) fra Pixarismo e Disneytudine… Kekkoz, aiutaci tu! (cicciput)
No, dai, Gatto, non è così manichea, la cosa, secondo me…
Parlo per me: il fatto che la protagonista sia una ragazza e non un ragazzo non c’entra Un Fico Secco con il suo essere più o meno pixariano o disneyano dei precedenti. Gatto, tu vuoi fare polemica a disco rotto perché ti diverti così, ed essendo il responsabile della grafica del blog te lo lascio fare a briglia sciolta – però magari prima ripassare per bene la filmografia della Pixar, poi sentenziare. Quello femminile è un dato molto interessante di cui discutere all’infinito, semplicemente non c’entra con quello di cui noialtri stiamo parlando.
Dunque, nemmeno io so spiegare bene a parole quale sia il cuore della questione Disney/Pixar, sicuramente è meno superficiale di “manca il cattivo” o “alla fine non si sposano” o “la tipa è una tipa e non è un tipo”. Credo abbia soprattutto a che fare con una spiccata differenza di concetto nel rapporto con il proprio pubblico. Da una parte: rivolgersi a un pubblico infantile (diciamo preadolescenziale) cercando di non scontentare i più adulti: cosa che Brave fa benissimo, lavorando sapientemente sul personaggio della madre; dall’altra: trovare il modo per parlare direttamente a entrambi, sia ai più giovani che agli adulti – e magari facendo il percorso inverso, partendo proprio dagli adulti per trovare un linguaggio universale. In questo senso “Toy Story 3” (in cui l’identificazione parte da un ragazzo che va al college) e “Up” (il cui protagonista è il vecchio vedovo, non il boy scout) sono due esempi perfetti. Poi ci sono mille altre cose (che so, il rapporto con la tradizione del cinema americano), non è tutto qui, ma è uno spunto.
In ogni caso l’idea che la Pixar abbia avuto come cuore della sua storia il “sovvertimento delle regole” è totalmente fallace. Quella semmai è stata la fortuna della DreamWorks, con Shrek e compagnia bella. La Pixar ha creato delle regole nuove, se vogliamo. Brave invece è un film che utilizza, in modo intelligente, rimescolandole e rileggendole con straordinaria maturità e senso del tempo (l’assenza del “villain” e del “matrimonio”), regole già predefinite – per esempio, dal canone Disney.
Che tristezza parlare di film per maschietti e film per femminucce
Argomenti per il quale non ho più il diritto di avere un’opinione – nonostante mi sia informato, nonostante abbia fatto esperienza in prima persona dell’oggetto dell’argomento, nonostante non pretenda che sia verità rivelata:
– cinema
– musica
– televisione
– politica
– cronaca
– letteratura
Perché non ne ho il patentito. Aggiungete pure argomenti all’elenco, così mi regolo e non perdo tempo a formarmi un’opinione mia.
Non voglio fare polemica per divertimento, ma perché ho un’opinione – appunto – e voglio confrontarmi con altre persone su questo argomento. Questo era un blog di cinema, dove però a quanto pare non sono ben accetto.
Non preoccuparti, non sono una così pessima persona da non aiutarti con la “grafica del blog” soltanto perché poi non mi dai il permesso di commentare: visto che trovi le mie opinioni così fastidiose, poco articolate e ragionate, campate in aria e portate avanti perché “ho voglia di litigare” e “mi diverto così”, se pensi che siano indegne di essere espresse al pari degli altri che lo fanno qui e altrove, perché non sono al tuo livello nella conoscenza cinematografica e culturale da poter avere una idea mia, una idea sensata, allora puoi tranquillamente bloccarmi dal commentare. C’è un apposito campo in WordPress per bloccare l’email e impedire agli utenti di intervenire. Non mi offenderò.
E se ve lo state chiedendo, sì: è una litigata in pubblico. Ma le regole non le ho dettate io.
Smettetela e andate a limonare da un’altra parte
/me si defila fischiettando e ostentando indifferenza
beh in questo caso non è solo quello ma è anche quello. la Pixar riesce a fare magia sullo schermo uscendo dagli schemi tradizionali e rendendo poetico ciò che è troppo ordinario e apparentemente non sufficiente allo schema disneyano classico.
Io la vedo così: la questione del rapporto genitori/figli on è nuova a nessuno ed è molto disneyana( ci sono film su film di eroi ed eroine in conflitto), ma non è mai stata trattata con tanta autenticità e l’elemento di rottura è anche il fattore matrimonio: qui abbiamo una madre e una figlia qualunque che litigano perchè sono due anime che non riescono a comprendersi senza che il fattore scatenante sia il solito amore ostacolato: Mulan c’era andata vicina, ma poi è finita a fare la maglia e arrivederci e grazie.
Funzionano perchè sono vere e affrontano veri problemi quotidiani, non in posticcio e ricucito per fare quadrare a tutti i costi lo schema della fiaba.
in modo posticcio e ricucito.
Scusate La mia tastiera sta dando i numeri.
Vero, Alessia!
Mi veniva in mente anche The Incredibles, in effetti.
ah the incredibles! uno dei Pixar meno ricordati che è un film bellissimo! Concordo, il teorema si applica benissimo anche lì.
…bored?
http://www.youtube.com/watch?v=K5M8VbX5gEA
IMPEPATA DI PIXAR!
(scusate. ma anche io non riesco a pensare ad altro)
Apprezzo la discussione sul film pixar+-disney-+. Il film è sicuramente molto bello, ma perchè non parliamo della luna… LA LUNA!! LA LUNA!! che è meglio del film che introduce ? Capolavoro (La Luna, non Brave).
ma su La Luna non c’è molto da dire: è un CAPOLAVORO, punto.
peccato per le stelline che mi hanno ricordato per tutto il tempo i Pandistelle e aspettavo uscisse la pubblicità (problema mio eh).
Interessante il dibattito sulla Pixaritudine, a me impressiona come non sbaglino mai un colpo (ma Cars non l’ho mai visto)
cit. Alessia:”parliamo forse della prima principessa […]le cui azioni NON sono mosse dall’amore per il principe di turno.”
Mulan, Bianca delle Avventure di Bianca e Bernie, Lilo e Nani di Lilo e Stitch sono tutte protagoniste femminili di film Disney le cui azioni non sono mosse dalla ricerca del principe azzurro, vi sono percaso sfuggiti?
Brave è un film disneyano per l’impostazione tutto sommato da favola classica, per la morale sottesa e il tema crescita/trovare il proprio destino, per la difesa dell’unità della famiglia (presente, è vero, anche in gli Incredibili, Elastigirl e la regina poi sono praticamente uguali in psicologia ed aspetto), per la violenza assai edulcorata o fuori campo (le botte budspenceriane senza conseguenze, l’incidente iniziale coll’orso cattivo), la psicologia lineare e priva di drammi e lati oscuri dei personaggi (grossissima differenza qui rispetto al pixariano Toy Story, per esempio ): qui poi tutto il supposto “femminismo” del film si riduce a donne intelligenti e responsabili che tengono le redini e agli uomini cazzoni irresponsabili simpatici tutto birra, abbuffate e scherzi da film di Apatow (i tre bimbi casinisti – Qui, Quo e Qua in pratica – compresi).
A me ha ricordato un po’ anche Asterix e i Vichinghi, la caratterizzazione degli scozzesi maschi è praticamente identica a quella dei vichinghi e le gag discroniche un po’ forzate lì del piccione SMS e in Brave della segreteria “a fiale” della strega si assomigliano molto.
Detto questo resta gran bel film, e La Luna (attenzione, qui sono tutti maschi ;-)) un delizioso capolavoro!
dink,
1) non mi sembra che Bianca di Bianca e Bernie sia una principessa.
2)non mi sembra che Lilo sia una principessa.
3) Mulan sarà anche una principessa coraggiosa e indipendente che va alla Guerra non per ragioni sentimentali, ma ti ricordo che il film finisce con lei che rifiuta il posto da consigliere dell’imperatore e se ritorna a casa per fare la maglia e sposarsi col principe. Questo per me annulla tutto il lavoro di emancipazione fatto in precedenza.
Non stiamo dicendo che la disney non ha mai fatto film che parlino d’altro, la filmografia è immensa e di personaggi belli e affascinanti ce ne sono una marea, ma che per una volta è stato bello avere una “principessa” che cerchi qualcosa di diverso nel suo futuro oltre al matrimonio e non vederla camminare solo in quella direzione. tutto qui.
che poi sulla psicologia senza lati oscuri non sono nemmeno d’accordissimo, la litigata fra madre e figlia nel suo genere e per le motivazioni che si trascina dietro mi sembra abbastanza
pesante.
1) e 2) Infatti parlavo in generale di “personaggi femminili” protagonisti o comunque comprimari, in cui l’amore che venga o meno non è il motore dell’azione (altrimenti ci avrei messo anche gli Aristogatti, ma qui l’incontro con Romeo è decisivo per la storia)
[ATTENZIONE da qui possibili SPOILER, ma cerco di andarci leggero]
3) Sì, ma Mulan rimane una principessa che non ricerca il principe azzurro, e alla fine di Brave non è che Merida rifiuti in toto il suo destino di principessa e consorte di futuro re per evitare la guerra, solo non vuole che le venga imposto a forza (vedi il suo discorso nella sala del trono): alla fine abbiamo la figlia ancora indipendente ma un po’ meno ribelle e la mamma un po’ più accondiscendente e meno severa, basta che la famiglia sia sempre unita: è un tema tra parentesi già sfruttato dalla Disney nel film “Freaky Friday” dove mamma e figlia adolescente in conflitto per magia si scambiano corpi e ruoli così ognuna vede il punto di vista dell’altra e alla fine si riappacificano…
Infine litigate e scene drammatiche ci sono sicuramente, ma non lasciano tracce particolari: in proposito c’è la scena dopo la visita alla casa vuota della strega con la prospettiva della irreversibilità della trasformazione, scena drammatica sicuramente con pioggia sguardi tristi e tutto il resto, eppure la mattina dopo tutta allegria ottimismo e gag divertenti di pesca al fiume che nemmeno in Koda fratello Orso…
[Fine possibili SPOILER]
Che poi essere Disneyani non è mica una colpa, questo resta un ottimo film…
per carità, il pacchetto Disney ci piace sempre, la mia puntualizzazione ero però legata al fatto che il mio discorso era concentrato nello specifico sul modo di gestire le principesse che di solito segue uno schema ben preciso di antefatto, svolgimento e conclusione, non su tutti i personaggi femminili dell’universo disneyano.
Poi Brave può essere un bellissimo film senza pretendere per forza che sia un capolavoro come wall-e o up. Per me resta bellissimo.
Bellocchio, appena visto, toglie il fiato per i primi dieci minuti – perfetti. Poi resta dannatamente teso (a parte Brenno Placido, che ha la grazia di un’incudine e l’espressività di una carpa) fino all’ultimissima scena, quella alla stazione di Udine, che è (secondo me) la vera ragione del titolo. Ovviamente a Venezia non ha vinto una cippa, a parte il premio Marcello Mastroianni al miglior attore emergente a Fabrizio Falco (e te credo) e il premio Brian, quello dell’Unione Atei Agnostici Razionalisti, gente di buon gusto che, per capirci, negli anni ha premiato Lourdes e I baci mai dati, del resto viviamo dove viviamo e amen.
Ottima scelta Carlotta Cimador, Miss Topolini 2007, nella parte della giovinetta in coma, sorella dell’incudine/carpa. Non si può non tifare per chiunque stacchi la spina.
Stasera si va a vedere Another earth, ché ci si tratta bene.