Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni è il titolo italiano del nuovo film di un certo Woody Qualcosa, azzardata traduzione dell’originale You Will Meet a Tall Dark Stranger. Se il nome di Allen non è più abbastanza per smerciare un film e bisogna ricorrere a questi mezzucci non è certo un buon segno, ma l’avevamo già capito. Passando al film, se anche dovesse essere il film di Woody Allen meno riuscito del decennio, e non lo escludo, sarebbe comunque un film di Woody Allen. Non ve lo devo nemmeno spiegare.
Jackass 3D è il terzo film diretto da Jeff Tremaine e ispirato alla serie televisiva Jackass. Se conoscete l’originale e/o i lungometraggi che ne sono scaturiti, sapete perfettamente dove questo film andrà a parare: nei maroni di Johnny Knoxville. In 3D! Ci sarebbero dei discorsi lunghissimi da fare su Jackass e su quello che la demenza anarchica e autolesionista della sua crew rappresenta in relazione alla tv e al cinema americano, ma mettiamola così: non ho visto i due film precedenti, non vedrò questo, non mi interessano, non capisco come possano interessare a voi. Un po’ mi dispiace fare il guastafeste, ma non ho tutto questo tempo da perdere.
Mià e il Migù è un film con troppi accenti nel titolo per non causarmi crisi di panico e scatti d’ira, ed è il nuovo lungometraggio di Jacques-Rémy Girerd, animatore francese noto per il film La profezia delle ranocchie, che non ho visto perché non ho sette anni né tantomeno ho figli di sette anni a cui rifilare questa roba, e probabilmente se avessi figli di sette anni gli farei vedere Laputa e Finding Nemo. Inezie personali a parte: qui siamo semplicemente fuori dal mio campo da gioco. Fate un po’ il cazzo che vi pare, magari ne riparliamo tra due o tre ictus.
Nowhere Boy è l’opera prima di Sam Taylor-Wood, artista e fotografa britannica 43enne che assomiglia a Donna Moss di West Wing dopo un brutto incidente con una piallatrice, ed è il racconto dell’adolescenza di John Lennon, del rapporto con mamma Julia, dell’incontro con Paul McCartney. Figata, direte voi. Il cazzo, dico io: il trailer del film è apparso ormai più di un anno fa e mi ha causato dei traumi da smarmellamento i cui fantasmi ancora mi perseguitano, e nonostante la critica sia stata piuttosto gentile con il film, se andiamo a vedere nello specifico molta della gente a cui do retta non l’ha trovato niente di che – ma questo ero io mentre cercavo appigli al fatto che questo film mi fa schifissimo a priori. Insomma: metto il pensatore perché sono una persona ragionevolissima, ma dentro me è una pecora nera come il mio cuore nero. Tanto la cosa più bella di tutte è la Taylor-Wood che si mette col diciannovenne fichissimo protagonista del suo primo film e si fa ingravidare ancora prima di poter dire “crostata di ciliegie”. Viva viva l’amor.
Il responsabile delle risorse umane è un film diretto dal regista isrealiano Eran Riklis, quello del Il Giardino di Limoni e La sposa siriana, e tratto da un romanzo di Abraham Yehoshua il cui protagonista è un uomo che svolge il lavoro-del-titolo per conto di un grande panificio di Gerusalemme e che è costretto ad affrontare un lungo (e abbastanza delirante) viaggio per restituire alla sua famiglia la salma di un’impiegata morta in un attentato suicida. Non ho visto i film precedenti di Riklis, non ho letto quello specifico libro di Yehoshua, non sono ferratissimo sul cinema isrealiano: insomma, cazzo ci sto a fare qui? Il film sembra bello: fatevelo bastare.
Tornando a casa per Natale è il nuovo film di Bent Hamer, altresì noto come l’unico regista norvegese in grado di far distribuire i suoi film dalle nostre parti. Questo suo nuovo lungometraggio è una collezione di brevi storie, probabilmente intrecciate, probabilmente unite dal tema natalizio, probabilmente frega una mazza, probabilmente il trailer è la cosa più insopportabile che io abbia mai visto in tutta la mia vita, sicuramente lo è se consideriamo gli ultimi due minuti della mia vita. Adoro dire tutto e dire un cazzo.
Tre all’improvviso è una commedia con Josh Duhamel e Katherine Heigl, il primo famoso più per essere la moglie di Fergie dei Black Eyed Peas che per il suo ruolo di protagonista di una serie che nemmeno Josh Duhamel guarda (cit.), lei è un’insopportabile bionda con la faccia da cazzo che tutti odiano. Seriamente: per quanto mi riguarda la Heigl è già una ragione sufficiente per evitare un film come la gonorrea, se poi ci mettiamo il pomodorometro sotto il 30% e il fatto che il film racconta di due poveri stronzi che morendo affidano la propria prole a Josh Duhamel e Katherine Heigl, insomma, se devo vedere un horror vado a vedere quello qua sotto, e se devo vedere una commedia vado a vedere qualunque. Altra. Commedia. Katherine Heigl, tutti ti odiano. Fattene una ragione.
L’ultimo Esorcismo è un horror diretto da Daniel Stamm raccontato attraverso il format sempre più diffuso del mockumentary. Qualunque film sugli esorcismi vive ancora oggi questa triste condanna di essere paragonato a un film che ha fatto paura ai nostri genitori e che quindi da allora viene spacciato per il film più terrificante di sempre (funny story, NON LO È) mostrando in modo inconfutabile il potere assoluto dei nostri genitori e della loro scarsissima conoscenza del genere horror sulle sorti del Pianeta Promozione. Ma passiamo oltre: il film è piaciuto a un sacco di gente e soprattutto è piaciuto a Nanni Cobretti, in fondo è tutto ciò che volevo sapere.
We Want Sex è il terribile, terribile titolo italiano di Made in Dagenham, il nuovo film di Nigel Cole, quello di L’erba di Grace e Calendar Girls. Da queste parti è pratica consueta deridere le scelte dei titolisti italiani, ma questo è davvero un nuovo fondo del burrone. Insomma, il film è una commedia che racconta di quando nel 1968 un gruppo di operaie organizzò uno sciopero essenziale per la storia delle pari opportunità nel Regno Unito, c’è Sally Hawkins, c’è Miranda Richardson. E voi lo intitolate We Want Sex. Non avete nemmeno un briciolo di dignità? Cristo. Una spiegazione? Questo cartello. Mi sembra di vederlo, Ezio Greggio che fa il gesto della “C” facendo poi ruotare l’indice e il pollice. E ci dobbiamo pure lasciare così, miei cari amici. Con questo titolo di merda.
ERRATA CORRIGE: a quanto pare We Want Sex era il titolo di lavorazione del film, basato proprio su una gag presente effettivamente nel film in cui parte dello striscione in questione finisce nascosto; ed è anche quello per il mercato internazionale, tant’è che in alcuni paesi come la Germania il film ha questo stesso titolo. Posto che qui si fa soprattutto per gioco, stavolta si può dire che ho preso una *mezza* cantonata. Amen. Si può dire un’altra cosa? Rimane un po’ un titolo di merda. Se poi l’hanno cambiato come titolo ufficiale un motivo ci sarà. (grazie a lucaperetti per la precisazione)
prima!
MissPascal
‘econdooooooo boia faust !!!
Settimanona eh ??!!!??
non c’entra, adesso, ma c’entra coi titolisti imbecilli: martedì ero al cinema e hanno passato il trailer di Away We Go, doppiato credo dallo stesso team che cura l’edizione italiana di True Blood, e intitolato AMERICAN LIFE.
e attenzione, il trailer si conclude con: “dal 17 dicembre al cinema… PER CHI SI VUOLE BENE” [punti di sospensione inclusi].
quando sono rinvenuto ero in una stanza senza finestre circondato da estranei in camice bianco.
Da Woody mi aspettavo di più ma è sicuramente il miglior film della settimana.
E poi: ma l’hai visto quel poster che fa tanto Mad Men?!
Valentina
dimenticavo, il link: http://www.youtube.com/watch?v=A6AcdBTGReY&playnext=1&list=PL279F1850D6DD7B45&index=60
Non mi ispira niente in questa settimana. Anche se probabilmente andrò a vedere l’ultimo di Allen. Anche se l’ultimo horror sul tema esorcismo e affini è quello che mi dice:- Guardami Guardami- più forte.
Ciao
vorrei precisare per la rubrica titolisti di m*rda che il titolo originale di “tre all’improvviso” era “life as we know it”. l’improvviso ormai è diventato un’ossessione…
“Nowhere boy” guarda che è bello , mi ha anche commossa (ma forse è la clausura presame che mi rende alquanto sensibile quindi non do garanzie che succederà anche a voi )ma è un biopic assolutamente convenzionale niente di rivoluzionario ,qualcosa che ci piace vedere perchè vogliamo a tutti i costi saperne il più possibile su chi era john lennon prima di diventare john lennon(e per vedere recitare anne marie duff – Mrs McAvoy che secondo me è davvero bravissima)…bello ma estremamente canonico.
precisazione:è UN FILM DEL 2008!2008!VECCHIO DI 2 ANNI E PASSA!E OVVIAMENTE DA NOI LO SI DISTRIBUISCE 3 ANNI DOPO!!!!!!!TANTO NOI IL TERZO MONDO GIUSTO!NON SIAMO ABBASTANZA INTELLIGENTI PER UN CLASSICO BIOPIC SU JOHN LENNON!MAGARI NON SAPPIAMO NEMMENO CHI SIA QUESTO INDIVIDUO CANTERINO…GRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!!!!!
Sapete come De Laurentis vuole chiamare Let Me In (il remake americano di Lasciami entrare)?
Amami, sono un vampiro.
Niente LOL perché non sto scherzando.
Michele non sta scherzando.
e io mi sento male.
MOLTO MALE.
Che poi, non era unA vampirA??
così mettiamo anche lo spoiler nel titolo
(per chi segue i commenti: ho aggiunto una dovuta precisazione al pregiudizio su We Want Sex)
un titolo rispettato non è sufficiente a far dimenticare anni e anni di castronerie….AMAMI SONO UN VAMPIRO?OMG.
Per quanto riguarda We Want Sex, leggevo ieri un giornale (Repubblica? forse) che raccontava la storia di quel cartello srotolato per sbaglio solo a metà, a mostrare proprio “We want sex”, e finito così fotografato sui giornali dell’epoca, che usarono anche questo fatto per denigrare le donne in sciopero (cosa che le “aizzò” peraltro ancora di più, riferiva in un’intervista una delle dimostranti di allora)… Quindi il titolo ce l’avrebbe, un senso. Ma tanto nessuno lo coglierà.
Sempre bello leggere i tuoi pregiudizi ogni settimana, grazie!
Grazie a te!
Sì, la precisazione sulla gag che ha dato questo titolo al film l’ho fatta appunto nella postilla che ho aggiunto poco fa.
Massì anche se c’è un fondo di legittimità per il titolo che han dato al film di Cole è una lotta senza quartiere, non cederemo terreno ai titolisti!
Away we go a parte che arriva millemilamesi dopo l’uscita americana, non capisco che senso abbia dargli un altro titolo in inglese…
poi vabbè Amami, sono un vampiro. Seriously?
Adesso abbiamo capito com’è morto Dino DeLaurentiis.
“il film più terrificante di sempre”?
Io dico NO al Woody. Caspita, forse è il primo film di Woody Allen che non solo NON mi è piaciuto per niente, ma di cui non salverei proprio nulla. Dicembre buio.
Made in Daghenam lo voglio vedere!
Preferisco We Want Sex a Made in Dagenham: almeno si resce a pronunciare.
Comunque questa storia, kekko, mi ha fatto capire una cosa importante. Non esistono titoli belli e titoli brutti, esiste solo un titolo per ogni film. Scelto dal regista, produttore, passante di lì per caso – non mi interessa – ma un film ha un titolo e tale deve restare.
Faccio l’esempio del petroliere. Ne abbiamo dette di tutti i colori ai distributori italiani per aver cambiato il titolo. Ma mettiamo caso che si fosse chiamato davvero Il Petroliere, e l’avessero cambiato con “Ci sarà del sangue”. Non ci sarebbe stata una uguale, se non maggiore, ondata di sdegno? Credo proprio di si.
Quindi questa figura di merda ti/ci faccia capire che non importa se il titolo italiano è bello o brutto (può piacere, può non piacere, o quello originale poteva fare ancora più schifo) ma quel che conta è il semplice e disgustoso atto di cambiare nome ad un’opera.
se i titoli venissero lasciati in inglese risparmieremmo tante energie…ma ovviamente senza le parole AMORE E IMPROVVISO nessuno se li andrebbe a vedere…
qual è il film più terrificante della storia?
Facevo riferimento a L’esorcista, pensavo si capisse.
dici che L’esorcista viene spacciato per il film più terrificante di sempre ma funny story non lo è. quindi la mia domanda era “qual è il film più terrificante di sempre” secondo te? Pensavo si capisse.
ma qual è il film più terrificante di sempre secondo te? se c’è…
(stalkeraggio, da C&B:)
ma non ne ho idea 😉
ciao a tutti, ciao kekkoz
condivido al 100% lo sdegno generale per le oscene traduzioni dei titoli in italiano, ma nel caso di Woody hanno ragione loro: …”Tall, dark and handsome” is a common phrase to describe a desirable man, and You will meet a tall dark stranger is a common cliché to represent a vague prediction from a fortune teller…
Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni mi sembra il quasi perfetto equivalente italiano.
Ma -siamo d’accordo- lo si poteva lasciare in originale.