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Nei cinema dal 15 maggio 2014

Quando ho proposto a Daniela Elle di fare un episodio dei pregiudizi, mi ha risposto “certo kekkoz, però faccio Godzilla”. Non potevo mica dirle di no, anche perché se la conoscete sapete che non puoi metterti contro Daniela Elle. Diciamolo, Godzilla a Daniela Elle je spiccia casa.

Per gli altri, qui siamo in piena zona nostalgia: adesso si occupa soprattutto di roba ben più sensata, ma Daniela è una delle prime cineblogger italiane, oltre che una delle migliori amiche del sottoscritto e, da sempre, di Friday Prejudice. Però ecco, ve lo dico, non fatela incazzare.

GODZILLA

Boom. Chiudiamo qui il 2014. No dico Godzilla. G-O-D-Z-I-L-L-A (lancio di mutandine umide, action figure, reggipetti della nonna, polluzioni notturne, collezioni private di figurine di iguanodonti come se non ci fosse un domani altroché Hiddleston). L’anno scorso il godimento #mostrogrosso ce l’aveva gentilmente regalato Del Toro con Pacific Rim. Trovo sia cosa buona e giusta che ogni anno abbia la sua quota #mostrogrosso. Manco ve lo sto a dire che sono mesi che cuoro in modo compulsivo ogni traccia visiva, informativa e sonora di Godzilla sui tumblr come una groupie assetata di scaglie in controluce col fumo rosso. Il regista è quello di Monsters che ricordo fosse un decente film sui mostri, seppure non abbastanza grossi. Ma tant’è. Eccoci qui. Finalmente. Godzilla. Se devo dire una cosa negativa la dico sui trailer italiani e sui dialoghi: fanno cagare. Bryan Cranston mentre pronuncia “Perché la verità è che nascondete qualcosa laffuori! Ed è qualcosa che ci rimanderà all’età della pietraaaaaa” (con consequenziale braaaaam – e attenzione perché ritorna anche in un altro film di questa sessione di pregiudizi). Dicevo Cranston sembra un isterico che non trova le chiavi della macchina eppoi ditemi voi come minchia si fa a tener nascosto Godzilla. “Ehi c’è un mostrogrosso!!11!!” “Mettiamolo in cantina!” “Nascondiamolo in soffitta!” Giuro che se quando vedo il film e c’è qualcosa che non mi gira giusto mi faccio venire la sindrome misery-non-deve-morire e vado a tirare i piedi al regista finché non chiede scusa.

SOLO GLI AMANTI SOPRAVVIVONO

Ero partita con la bomba ma c’è Godzilla questa settimana. Scusate. Premessa: il mondo si divide in due. Quelli che sanno scrivere Jim Jarmusch senza googlare e quelli che no. Indovinate a quale schiera appartengo. Detta questa cosa fondamentale un film dove ci sono Tilda Swinton e Tom Hiddleston che fanno i vampiri me lo ciuccerei pure a scatola chiusa. Non fosse che Hiddleston ha una pettinatura emo e suona la chitarrina elettronica come un rocker maledetto e un po’ dandy e Tilda – non la solita gnocca noiosa – è nichilista, cotonata e charmante in modo irritante. Poi arriva la sorella fresca e hipster Mia Wasikowska (l’ho googlato questo, state calmi) a sparigliare l’emoglobina. Avessi capito qualcosa della trama ve lo direi ma è Jim Jarmusch eh. Oh.

GRACE DI MONACO

Un film che ha già rotto le balle dall’esatto momento in cui è stato concepito. L’unica cosa che trovo interessante è il braaammmm usato nel trailer giusto per dare quel tocco di solennità che nemmeno la faccia di Tim Roth col sigaro riesce ad avere per tre nanosecondi. La Kidman è Grace di Monaco e indossa il volto dell’eterna lotta tra il personaggio pubblico, il dovere di corte e la difficoltà di essere sotto i riflettori perché io valgo. Non so voi ma trovo più appetibile il concerto del primo maggio bella-ciao-ciao-ciao con settecento discorsi di Pelù in loop. ps c’è anche Frank Langella in versione consigliori che per quanto mi riguarda vorrò sempre e per sempre ricordare così.

SOGNI DI GLORIA

Per la serie locandine in posa #checazzotiridi che trovo già irritante di suo ma detto questo i ragazzi de La Banda del Brasiliano e il collettivo John Snellinberg sono genti che conosco (ci ho passato un intero festival di Venezia in loro compagnia e ce li ho anche amicati su Facebook). Ho visto il trailer e non m’è dispiaciuto: cassintegrati, briscole e cinesi. Eppoi mi ricordo che in tutti i modi volevano dare il loro film a Tarantino perseguendo l’obiettivo con una tale cazzimma toscana che gli volevo proprio bene. Quindi possiamo rimanere amici su FB, magari in relazione complicata.

MADEMOISELLE C

Se non siete genti della moda quanto vi può interessare un film sulla numero due al mondo del fashion system ovvero Carine Roitfeld? Se poi c’è bisogno che vi dica chi è la numero uno fate voi, ecco. Questo film secondo me serve solo agli instagramer fashion per andare all’anteprima, scattarsi una selfie vicino alla locandina, riempire di hashtag di merda la dida e far rosicare i propri contatti che invece no. Bello il mondo della moda ai tempi dei social network. Figata. Oh quando c’è l’anteprima? Scrivetemi via mail.

PADRE VOSTRO

In un’isola dove ci sono troppi vecchi arriva un prete che pensa bene di bucare i preservativi e far filiare la gente per ripopolare il territorio. Devo dire che il claim “Il film campione di incassi in patria” apre interrogativi di un certo livello: quante persone vanno al cinema per chilometro quadrato in una piccola isola della Dalmazia? Oppure intendono tutta la Yugoslavia? O solo alcune porzioni di zone? Ci sono anche tante musichette balcaniche che, si sa, hanno smaronato tutti tranne Fabio Fazio.

GHOST MOVIE 2

Non penso di riuscire a rimanere in topic, perché analizzare robe del genere richiede un certo pelo sullo stomaco e quella cosa per cui non si spara sulla croce rossa o sulla gente che caga. Mi limiterò a dire che ‘ste cose non fanno ridere dai tempi de L’Aereo più pazzo del mondo, Balle Spaziali e Una Pallottola spuntata che nemmeno oggi ho deciso se mi piacciono davvero. Piuttosto che impiegare il mio tempo a vedere una parodia del piffero, prendo uno spillo, me lo infilo nell’orecchio e sto al pronto soccorso tre ore a osservare la fauna che vi transita. Sento che potrei avere storie da narrare per decenni quando andrò in pensione e aprirò un blog dove potrò raccontare a tutti che nel 2004 avevo già un blog del cine.

PINUCCIO LOVERO – YES I CAN

Film documentario italiano che “mescola cinema del reale e invenzione” sulla vita del becchino Pinuccio Lovero che vuole concorrere alle elezioni con un programma  “che faccia il funerale alla politica italiana”. Fuori di metafora i casi sono due: o è un piccolo gioiello italico di nicchia o un trascurabile carabattolone da bancarella cinematografica. Nel dubbio, tocchiamo ferro.

LA MOGLIE DEL SARTO

Metto le mani avanti anche qui dicendo che ho conosciuto Marta Gastini che è tanto, tanto caruccetta. E mentre cerco di formulare dei pensieri sul film vi porto alcuni dati oggettivi: il trailer è caricato da novembre 2013 e ci sono 816 visualizzazioni. Ora io vi invito a vederlo non tanto per alzargli le views ma per tenere a mente l’hashtag pruriginoso dell’anno: #troiettevedovelle. Di cose da dire ne avrei parecchie ma ho paura di offendere la Cucinotta alla quale riconosco una certa abilità nel maneggiare il bastone (no pun intended). L’unico pro di questo film è il nostro Tyrion italico ovvero Ernesto Mahieux che putroppo per noi appare troppo poco. E comunque io tengo per la Regina dei Draghi, chemmefrega.

ST@LKER

Non posso affibbiargli la pecora nera perché sarebbe troppo poco. Con tutta la grazia di questa settimana cinematografica unita all’imbarazzo della scelta per i film italiani da deridere, il vincitore in assoluto – senza tema di smentita da parte vostra, cari amici – è ST@LKER con la chiocciola. Sono già teneramente ridicoli i film americani sul genere, figuriamoci un film ITALIANO di un regista ITALIANO che ci vuole raccontare i pericoli della cattiva internet ITALIANA + FEMMINICIDIO. Dopo aver visto il trailer ho voglia di trollare la loro pagina Facebook ininterrottamente fino al 2016 giusto per vedere se mi mandano la postale a casa o di sceneggiare un vero internet hoax con una tizia protagonista affetta da sindrome munchausen by Internet all’ultimo stadio. Roba da far impallidire Jenna St. James, The Girl Who became three boys e le #troiettevedovelle. Meno male che ci sono i lucertoloni radioattivi. Abbracciamoci.